Le possibili soluzioni per far fronte a una imminente crisi idrica sono “molteplici” a detta di Vito Felice Uricchia, membro del consiglio nazionale dell’Istituto di Ricerca sulle Acque (Irsa) del Cnr. “E’ intanto necessario che l’agricoltura sia più sostenibile, meno ‘idro-esigente’, e questo si può fare in più modi come con nuove varietà colturali, ma soprattutto l’utilizzo terre idroponiche che col tempo sarà utile ampliare: attraverso di esse -spiega Uricchia all’Adnkronos- sarà possibile risparmiare il 90% delle acque e tagliare così sull’utilizzo di farmaci, nocivi per noi e per l’ambiente. Un’altra soluzione? Raccogliere l’acqua piovana e arrivare a una media europea per il suo utilizzo, che aiuterebbero pure a far fronte a possibili allagamenti. L’utilizzo di serbatoi di raccolta per le piogge aiuterebbe inoltre a far fronte a un altro grande problema che è l’evaporazione: più elevate sono le temperature più aumenta il grado di evaporazione e a ogni ettaro all’anno perdiamo 300mila metri cubi d’acqua”.
“C’è poi il grande tema della riduzione delle perdite: secondo l’Istat si tratta di un dato peggiorativo, un ammontare pari al 42,2% dell’acqua immessa in rete. Questo perché accade? Perché il rinnovo della rete idrica è troppo lento, noi cambiamo solo 3,8 metri per chilometro all’anno e, con questa lentezza, per rinnovare tutta la rete idrica italiana ci vorrebbero 263 anni. Una lentezza eccessiva, considerando che solo in 60 anni la rete comincia a essere vetusta e ad avere delle perdite, e in questo senso esisterebbero molte tecnologie di approccio che ci permetterebbero di andare molto più veloci. C’è poi la questione della depurazione e del riutilizzo delle acque ‘reflue’: con quest’acqua depurata potremmo rispondere al 47% della richiesta idrica italiana, una percentuale elevatissima, ma al momento recuperiamo una quantità veramente minima.”
In ambito domestico – continua Uricchia – bisogna abituare i cittadini a una serie di soluzioni facilmente praticabili, come la riduzione della portata del getto d’acqua e, anche in questo caso, la raccolta delle acque piovane. C’è un progetto importante chiamato Swarm Net, che fa uso di una serie di sensori per tenere d’occhio le perdite in casa e se stiamo gestendo l’acqua in modo adeguato. Poi le piccole cose: il rubinetto chiuso quando ci si lava i denti, docce più brevi, convertire lo sciacquone del water a uno a basso consumo e passare elettrodomestici a maggiore efficienza”.”Possiamo fare molto – conclude – tra cui, per prima cosa, adattarci alla riduzione dell’acqua e a questi nuovi regimi: dal 2000 a oggi ci sono state ben otto siccità. Dobbiamo trovare soluzioni in ambito governativo, in ambito della gestione delle acque, ma anche di piccoli atteggiamenti quotidiani.”