martedì, Ottobre 1, 2024
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L’angosciante destino delle gemelle siamesi Masha e Dasha



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La storia delle gemelle siamesi Masha e Dasha Krivoshlyopova è una delle più tristi e affascinanti del ventesimo secolo. Nate in Russia e sottratte alla madre subito dopo il parto, sono state vittime di crudeli esperimenti medici condotti dalle autorità sovietiche di Stalin.

Condividevano il sistema sanguigno ma avevano sistemi nervosi separati, rendendole soggetti ideali per studi scientifici disumani: furono bruciate, congelate, affamate, elettroshockate e iniettate con sostanze tossiche.

Nonostante le stesse origini e una vita trascorsa sempre insieme, le due sorelle svilupparono personalità opposte. Dasha era dolce e gentile, desiderosa di una vita normale, mentre Masha era dominante e psicologicamente abusiva. Questa dinamica tossica ha segnato tutta la loro esistenza. Dasha sognava di separarsi, ma Masha si opponeva fermamente, negando alla sorella la possibilità di vivere una vita indipendente.

Juliet Butler, giornalista che incontrò le gemelle nel 1988 e divenne loro amica, ha raccontato come, nonostante la loro unione fisica, le loro anime fossero profondamente diverse. Masha, incapace di bere alcolici, costringeva Dasha a bere per poter condividere l’ebbrezza. Anche quando si presentò l’opportunità di una separazione chirurgica, Masha rifiutò categoricamente, spegnendo ogni speranza di Dasha.

La loro vita fu una lunga battaglia, anche contro la crudeltà umana. Quando incontrarono la loro madre biologica e i due fratelli, furono rifiutate per il loro aspetto. Dasha provò anche a lavorare, ma la mancanza di interesse di Masha per una vita diversa rese vano ogni tentativo.

Nonostante tutto, le gemelle si amavano profondamente. Quando Masha morì di infarto il 17 aprile 2003, Dasha rifiutò di essere separata dal corpo della sorella, forse per lealtà o per la necessità di sentirsi ancora vicina. L’altra sorella morì 17 ore dopo, per avvelenamento del sangue causato dai prodotti tossici della decomposizione del corpo di Masha.



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