venerdì, Ottobre 4, 2024
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una possibile unione per la vita artificiale



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All’inizio dell’VIII secolo a.C., il poeta greco Esiodo raccontò la storia di Talos, un robot forgiato dal fabbro divino Efesto e infuso con l’ichor, la stessa forza vitale degli dèi. Questa storia segna l’inizio dell’ossessione umana per la coscienza artificiale.

Oggi, aziende come Microsoft, OpenAI e Anthropic stanno dotando le loro creazioni artificiali di una sorta di “ichor” moderno: creatività, ragionamento e una marea di dati.

Con l’avvento di queste tecnologie, concetti come “fusione” ed “evoluzione” stanno diventando realtà. L’umanità sembra essere a un bivio: questa coscienza ibrida porterà a un’utopia tecnologica o a un’apocalisse stile Terminator? Il filosofo di Oxford Nick Bostrom, che ha esplorato queste possibilità per oltre un decennio, ritiene che una coscienza ibrida umano-macchina sia inevitabile.

L’idea pone interrogativi profondi. La definizione stessa di coscienza è sfuggente, con molte teorie che cercano di spiegare come potrebbe manifestarsi. Bostrom sostiene che la coscienza non è un fenomeno binario, ma un processo graduale e complesso. Con l’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT di OpenAI e Gemini di Google, il confine tra umanità e macchina si fa sempre più sottile.

Marcus du Sautoy di Oxford ha esplorato l’idea che l’IA possa essere creativa, sottolineando come cervello umano e algoritmi artificiali condividano alcune somiglianze nei processi di apprendimento. Se le menti digitali acquisissero una forma di coscienza, si porrebbe la questione del loro trattamento etico e legale.

Alcuni scenari futuri prevedono una fusione fisica tra umani e macchine, come suggerito da aziende come Neuralink di Elon Musk. Altri, come l’idea descritta dal CEO di OpenAI Sam Altman, immaginano una coesistenza più “morbida” tra umani e IA, iniziata con l’invenzione di internet e accelerata dall’era dei social media.



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