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La seduta finanziaria delle borse europee si conclude all’insegna del ribasso, mentre Piazza Affari riesce a mantenere una certa stabilità rispetto ad altri listini del Continente. Gli investitori attendono con interesse la pubblicazione del Job Report statunitense prevista per domani. I dati recenti sulle ordinazioni nell’industria tedesca hanno mostrato segnali positivi, ma sono stati parzialmente oscurati dalle nuove previsioni dell’IFO, che prevedono una crescita zero per la Germania nel 2024. Negli Stati Uniti, l’S&P-500 si muove in territorio negativo con una flessione dello 0,57%.

Il cambio Euro/Dollaro USA resta stabile, con una variazione di +0,06%. Il prezzo dell’oro mostra un lieve incremento, attestandosi a 2.509,5 dollari per oncia, e il petrolio (Light Sweet Crude Oil) avanza a 69,59 dollari al barile. Lo spread rimane sui livelli della vigilia a +139 punti base, con il rendimento del BTP decennale fissato al 3,57%.

In Europa, Francoforte si mantiene pressoché invariata, mentre Londra registra un calo dello 0,34% e Parigi scende dello 0,92%. Piazza Affari chiude a +0,01% sul FTSE MIB, mentre il FTSE Italia All-Share si ferma a 35.803 punti. Il controvalore degli scambi a Piazza Affari è stato di 2,08 miliardi di euro, in diminuzione rispetto ai 2,14 miliardi della seduta precedente.

Tra le azioni italiane a grande capitalizzazione, Telecom Italia ha mostrato un guadagno dell’1,88%, mentre Enel è cresciuta dell’1,64%. Unipol guadagna l’1,51% e ERG segna un incremento marginale dell’1,50%. Al contrario, Brunello Cucinelli ha subito un forte ribasso del 5,25%, con Ferrari in calo del 2,35%. Moncler segna una discesa del 2,19%, mentre Stellantis perde l’1,65%.

Tra le medie capitalizzazioni, Pharmanutra (+2,68%) e Ferretti (+2,33%) si posizionano al top, mentre The Italian Sea Group chiude con il massimo ribasso a -10,57%. Sanlorenzo perde il 6,58%, con Technoprobe a -3,85% e De’ Longhi a -3,32%.

Gli appuntamenti macroeconomici di giovedì comprendono i dati sugli ordini dell’industria in Germania e le vendite al dettaglio dell’Unione Europea, oltre ai dati occupazionali negli Stati Uniti.

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