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La lotta interna al Movimento 5 Stelle (M5S) fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo si intensifica, con scambi di accuse in un clima di crescente tensione. Conte, in risposta agli attacchi di Grillo, ha affermato che nessuno può imporre i temi di discussione all’interno del movimento e ha ribadito di non voler restare se ci fosse un soggetto sopraelevato. La situazione si complica ulteriormente in vista dell’assemblea costituente prevista per il 19 e 20 ottobre.

I rapporti tra Conte e Grillo erano già tesi, con Conte che conferma di non aver avuto più contatti con Grillo e sottolineando come l’assenza di comunicazione possa essere stata inevitabile. Da quell’estate, però, le frecciatine reciproche hanno preso piede, culminando con un intervento di Grillo che lo scorso settembre ha accusato Conte di volere la distruzione del partito, mentre si proclama “garante” del M5S. Conte ha risposto duramente, chiarendo che la questione non è tra lui e Grillo, ma fra Grillo e l’intera comunità del movimento.

Il fulcro della contesa ruota attorno a tre principi fondamentali del M5S: il simbolo, il nome e il limite dei due mandati. Conte si è dimostrato aperto a non opporsi al simbolo e si prevede che il nome rimanga invariato, ma la regola sui mandati resta incerta. Il possibile cambiamento di questa regola potrebbe alterare il quadro politico e indebolire ulteriormente il M5S, specialmente considerando che molti parlamentari percepiscono il limite dei due mandati come un ostacolo alla loro carriera.

Dopo il 6 settembre, il movimento avrà bisogno di prendere decisioni cruciale sul suo futuro, che comporteranno una scelta tra rinnegare Grillo o distaccarsi da Conte. Queste dinamiche mettono in evidenza la divisione interna, dove Conte controlla i gruppi parlamentari, mentre Grillo continua a essere visto come la bussola morale del movimento. L’ex sottosegretario Alessio Villarosa ha messo in guardia su un potenziale scontro, suggerendo che la tensione potrà placarsi solo se il limite dei mandati verrà rimosso, altrimenti una scissione potrebbe essere inevitabile.

Con queste premesse, il M5S si prepara a una fase decisiva che potrebbe definirne la direzione futura, con la possibilità di un indebolimento significativo indipendentemente dal risultato dell’assemblea.

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