mercoledì, Ottobre 2, 2024
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Benzinai in sciopero contro la riforma Urso sui carburanti: cosa prevedeva l’accordo saltato?

I benzinai italiani annunciano un possibile sciopero nazionale a causa del rinvio dell’approvazione del disegno di legge sulla rete di distribuzione dei carburanti, definito dai sindacati la “più incauta e peggior riforma” nella storia dei rifornimenti nel Paese. La tensione tra le organizzazioni sindacali e il governo resta alta, nonostante un recente incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Le sigle sindacali, come Faib, Fegica e Figisc-Anisa, hanno confermato la loro mobilitazione, con assemblee previste in tutta Italia per discutere le misure da adottare, incluso lo sciopero nazionale, contro il disegno di legge che, pur essendo già presentato al Consiglio dei Ministri, è ancora in attesa di approvazione. Nel comunicato, i sindacati hanno dichiarato che non permetteranno che l’intera categoria venga sottoposta a contratti precari e chiederanno riforme significative. In particolare, i gestori richiedono la chiusura di almeno 7000 impianti considerati inefficaci e criteri più rigidi per il funzionamento degli impianti esistenti, al fine di combattere l’alta illegalità e la presenza della criminalità organizzata.

Inoltre, chiedono l’inclusione di energie rinnovabili nella rete distributiva per contribuire alla transizione energetica. Al termine della nota, i sindacati ribadiscono la loro determinazione a non cedere al ricatto, sottolineando che il Sindacato dei Gestori non è ricattabile.

La cosiddetta “riforma Urso” ha sollevato polemiche tra i gestori dei carburanti. Il disegno di legge mira a qualificare i punti vendita e a regolare i rapporti con le aziende petrolifere, incentivando la riconversione verso la mobilità sostenibile. Tra le misure, si prevede un incentivo fino a 60.000 euro per installare colonnine di ricarica e la creazione di un Fondo per la mobilità elettrica con quasi 50 milioni di euro all’anno dal 2025 al 2027. A partire dal gennaio prossimo, i nuovi impianti dovranno includere “almeno un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili”.

Le associazioni di settore, come Unem, e l’Assoutenti, hanno accolto favorevolmente la proposta, ritenendola un importante passo verso una razionalizzazione della rete, considerando l’elevato numero di distributori in Italia rispetto ad altri Paesi europei.

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