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Lo scorso anno, Geppi Cucciari ha presentato il Premio Strega, un’importante manifestazione letteraria italiana, dove si è trovato a interagire con Gennaro Sangiuliano, allora ministro della Cultura. Durante l’evento, Sangiuliano ha dichiarato in modo goffo di aver “provato a leggere” i libri in concorso, sollevando immediate reazioni e divertimento tra il pubblico e i social media. La conversazione ha rivelato che, nonostante avesse votato, il ministro non aveva letto i volumi, cercando di chiarire che desiderava approfondirli. La battuta è quindi diventata virale, scatenando commenti e meme sui social.

In un’intervista successiva a Vanity Fair, Geppi ha spiegato il suo punto di vista su quell’interazione. Ha sottolineato che non si è trattato di una battuta, ma di una reazione spontanea a una situazione che le sembrava inappropriata. Ha affermato di ritenere importante il diritto di reagire, non solo nel contesto professionale ma anche in quello personale. Inoltre, Cucciari ha osservato ironicamente come quell’episodio avesse in qualche modo unito i loro destini, a seguito della risonanza che ha avuto.

Quando le è stato chiesto se questo scambio avesse avuto ripercussioni sul suo lavoro, Geppi ha risposto con una certa sicurezza, sostenendo che nulla di ciò che era accaduto fosse stato influenzato dalle parole di Sangiuliano. Ha anche espresso la sua convinzione che un ministro della Repubblica avesse questioni ben più gravi e significative da affrontare rispetto a una conversazione di quel tipo.

La questione ha sollevato dibattiti sull’importanza della lettura e sul ruolo di chi è chiamato a valutare opere letterarie, mettendo in evidenza la responsabilità di un’autorità nel riconoscere la qualità delle opere in concorso. In un’epoca in cui la comunicazione può essere distorta sui social, questo scambio ha messo in luce quanto sia cruciale la preparazione e la consapevolezza di chi ricopre ruoli pubblici, specialmente in ambito culturale. La vicenda ha dunque avuto risonanza non solo per il contenuto della conversazione, ma anche per le sue implicazioni più ampie sulla cultura e la politica italiana.

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