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Emergono nuovi dettagli sul femminicidio di Giada Zanola, una donna di 34 anni, uccisa dal suo convivente, il camionista 39enne Andrea Favero. Le testimonianze rivelano che la relazione tra Giada e Favero era caratterizzata da violenze e umiliazioni costanti. Nonostante il clima di terrore che viveva, Giada non aveva denunciato il compagno né abbandonato la casa, principalmente per paura di perdere la custodia del loro figlio di tre anni.

Renato, un amico con cui Giada aveva recentemente iniziato a frequentarsi, ha confermato che Giada temeva l’intervento dei servizi sociali e per questo aveva deciso di rimanere con Favero. Il 29 maggio, a seguito di una lite particolarmente intensa, Favero ha gettato Giada giù da un cavalcavia all’autostrada A4. Renato ha riferito che nelle ultime settimane, Giada gli aveva mostrato alcuni lividi sul corpo, frutto delle violenze subite.

Il loro ultimo incontro avvenne il 27 maggio, due giorni prima del femminicidio. In quel momento, Giada si era decisa a confessare a Favero che stava frequentando un altro uomo e che stava con lui solo per il bene del bambino. La reazione di Favero fu furiosa; durante una violenta discussione, l’uomo avrebbe sbattuto Giada contro una porta. Il conflitto si interruppe solo quando il loro bambino, spaventato, entrò nella stanza.

Andrea Favero è attualmente in carcere, e gli investigatori stanno attendendo i risultati di test tossicologici per verificare se avesse somministrato tranquillanti a Giada, anche la notte in cui l’ha uccisa. La sorella di Giada, Federica, ha commentato sulla personalità di Favero, sostenendo che per la famiglia sembrava una persona tranquilla. Tuttavia, la verità emergente sugli abusi e sulle violenze che Giada subiva offre un quadro ben diverso, evidenziando la tragica realtà di molte donne che si trovano in relazioni abusive.

Il caso di Giada Zanola è un triste promemoria della necessità di affrontare il femminicidio e la violenza domestica in modo serio, e di fornire supporto alle vittime per aiutarle a uscire da situazioni disastrate e salvaguardare la loro vita e quella dei propri figli.

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