venerdì, Ottobre 4, 2024
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Mazzone sotto la curva dell’Atalanta, 23 anni dopo un gesto impossibile

La corsa di Carlo Mazzone sotto la curva dei tifosi dell’Atalanta, avvenuta il 30 settembre 2001, è uno degli episodi più emblematici nella storia del calcio. In quell’occasione, l’allenatore del Brescia infranse tutte le regole tradizionali del mestiere, manifestando una passione autentica e una reazione istintiva. Dopo il pareggio al 90° minuto realizzato da Roberto Baggio, che portò il punteggio a 3 a 3 in una rimonta esaltante, Mazzone corse verso la curva avversaria, esprimendo con un grido “mortacci vostra” una liberazione profonda in un contesto di insulti e rivalità.

La scena, immortalata dalle telecamere, mostrò un uomo che superò il confine del formale, correndo verso i tifosi come se fosse il momento culminante della sua carriera. La risposta dell’arbitro Collina, che lo designò per l’espulsione, fu accettata da Mazzone con compostezza, consapevole di aver superato il limite. La corsa di Mazzone divenne un simbolo di un calcio diverso, prima dell’avvento di cambiamenti significativi.

Oggi, il contesto sportivo è radicalmente mutato; l’introduzione del VAR ha portato a un’analisi minuziosa di ogni azione, mentre i social media amplificano ogni gesto, esaltando o condannando. In un’era in cui la comunicazione è frenetica e diffusa, risulta difficile immaginare un personaggio come Mazzone ripetere un gesto simile. La sua corsa era una manifestazione di libertà, priva di calcoli e preparazioni, un’espressione genuina che sembrerebbe oggi fuori luogo.

La riflessione su come verrebbe percepito un gesto dirompente come quello di Mazzone solleva interrogativi sulla possibilità di spazi per figure carismatiche nel calcio contemporaneo. Mentre oggi molti allenatori adottano linguaggi misurati e posture calcolate, la funzione di Mazzone, che rappresentava la deviazione dalle norme, appare sempre più distante e irripetibile. La sua azione è un richiamo a un calcio che abbracciava l’improvvisazione e la passione, contrapposto a un’epoca in cui il comportamento e le reazioni sono rigorosamente regolamentate. La figura di Mazzone rimane così un simbolo nostalgico di un calcio più autentico e vivo, chiedendosi se esista ancora spazio per una simile espressione di libertà.

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