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mercoledì, Ottobre 9, 2024
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Consulta, opposizioni unite fermano il ‘blitz Meloni’: ottava fumata nera

Il Parlamento italiano ha nuovamente fallito nel tentativo di eleggere il giudice della Corte Costituzionale, segnando l’ottava fumata nera. La maggioranza, sostenuta dalla premier Giorgia Meloni, ha tentato di far eleggere Francesco Saverio Marini, giurista considerato l’architetto della riforma del premierato, ma non ha ottenuto i voti necessari, con 323 schede bianche su 342 presenti. Nel centrodestra, oltre 20 membri erano assenti, e questa situazione ha influito sul voto, poiché vi era un’istruzione di non votare per Marini.

Il Partito Democratico (Pd) ha rivendicato il successo della sua strategia di unità tra le opposizioni, che hanno scelto di non partecipare al voto, segnalando così il loro dissenso. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha esultato per la compattezza delle minoranze, mentre dalla maggioranza sono giunte accuse che indicano che le opposizioni stanno danneggiando le istituzioni. I rappresentanti di governo, come Giovanni Donzelli e Francesco Lollobrigida, hanno criticato la scelta delle opposizioni di non votare, definita incomprensibile e anti-democratica.

In risposta, le opposizioni hanno sottolineato la necessità di riportare il dibattito sulla Corte Costituzionale all’interno di una corretta dinamica parlamentare. Schlein ha chiarito che per ottenere una maggioranza qualificata è necessario dialogare con le opposizioni, poiché ciò è previsto dalla Costituzione. Tuttavia, il Pd ha denunciato di non essere stato consultato in alcun modo, evidenziando un clima di sospetto e potenziali fratture tra le parti.

Seppure il momento attuale fra le opposizioni sia caratterizzato da tensioni interne, la loro unione ha dimostrato efficacia. I leader, pur presenti a condividere il successo, hanno mantenuto distanze fisiche e politiche, suggerendo divisioni sottese. Infine, le opposizioni hanno avvertito che l’approccio autoritario adottato dalla maggioranza, con tentativi di forzature, potrebbe avere conseguenze negative sul sistema democratico del Paese.

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