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mercoledì, Ottobre 9, 2024
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Aumentano i disturbi mentali: numeri da pandemia per depressione e malattie psicologiche

La crescente prevalenza dei disturbi mentali, in particolare della depressione, sta per superare quella delle malattie cardiovascolari, con previsioni che indicano il 2030 come anno chiave per questo ‘sorpasso’. In Italia, i disturbi mentali rappresentano il 4% del prodotto interno lordo, considerando sia le spese dirette che indirette, e contribuiscono a una riduzione dell’aspettativa di vita di dieci anni. A livello globale, si stimano 12 miliardi di giornate lavorative perse ogni anno a causa di depressione e ansia, con un costo di 1 trilione di dollari in termini di perdita di produttività. Questi dati sono stati evidenziati dagli psichiatri della Società Italiana di Psichiatria (Sip) in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, celebrata il 10 ottobre.

Tuttavia, nonostante l’emergere di tali problematiche, i servizi di cura nel settore della salute mentale non hanno subito un aumento proporzionale. Anzi, è stato osservato un significativo calo dei Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm), che sono passati da 183 nel 2015 a 139 nel 2023. La crisi di personale è allarmante: si prevede che mancheranno circa mille psichiatri nel prossimo anno. Emi Bondi, presidente uscente della Sip, sottolinea che la situazione è critica, con un aumento esponenziale dei casi di patologie psichiatriche, specialmente tra i giovani e le fasce più vulnerabili della popolazione. L’Italia si trova a fronteggiare questa emergenza con sempre meno risorse, strutture e personale qualificato, poiché molti medici abbandonano i dipartimenti per mancanza di sicurezza e opportunità professionali.

Inoltre, i casi di violenza, con 35 incidenti gravi segnalati nell’ultimo anno, stanno diventando allarmantemente comuni, specialmente nei servizi di emergenza. Le difficoltà nel condurre ricerca scientifica pubblica aggravano ulteriormente la situazione, portando i pazienti a sentirsi sempre più soli e trascurati. Bondi conclude che nessun “bonus” potrà compensare la mancanza di risorse nel servizio pubblico e nella medicina territoriale, che è fondamentale per la popolazione. È necessario un impegno concreto per garantire investimenti strutturali, già annunciati ma mai realizzati.

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