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Covid-19 e invecchiamento del cervello

Una ricerca pubblicata su Nature Medicine ha evidenziato che il ricovero per Covid-19 può portare a danni cognitivi a lungo termine, equivalenti a circa venti anni di invecchiamento cerebrale. Questo ampio studio britannico ha coinvolto 351 pazienti ricoverati per forme gravi di Covid-19 e ha rivelato che, anche a 12-18 mesi dall’ospedalizzazione, molti pazienti mostrano significativi segni di declino cognitivo, accompagnati da riduzione del volume cerebrale e biomarcatori di danno cerebrale nel sangue.

Inizialmente, la ricerca si è concentrata sulle conseguenze respiratorie del virus, ma sono emersi anche effetti neurologici, tra cui sintomi come “nebbia cerebrale”, difficoltà di concentrazione e problemi di memoria persisting. Lo studio ha confrontato i pazienti ricoverati con un gruppo di controllo, dimostrando un peggioramento cognitivo significativo negli ex pazienti, con una prestazione equivalente a un invecchiamento accelerato. L’analisi delle risonanze magnetiche ha mostrato una diminuzione del volume cerebrale in aree chiave, suggerendo che il Covid-19 può attivare meccanismi biologici che danneggiano il cervello.

Molti pazienti continuano a manifestare sintomi anche un anno dopo il ricovero, con i più gravi declini cognitivi registrati in coloro che hanno subito complicazioni neurologiche acute. Anche i pazienti senza complicazioni immediate hanno mostrato segni di declino rispetto ai controlli abbinati. Il professor Benedict Michael, uno dei ricercatori, ha sottolineato che i danni alle funzioni cerebrali sono misurabili e persistenti, evidenziando un legame tra declino cognitivo e biomarcatori di danno cerebrale.

Si stima che una persona di 50 anni ricoverata per Covid possa avere capacità cognitive simili a quelle di un settantenne. È importante notare che i risultati non sono generalizzabili a tutti i pazienti Covid, poiché lo studio si è concentrato su una porzione vulnerabile della popolazione. I ricercatori continuano a studiare se questi effetti neurologici siano un fenomeno specifico del Covid-19 o comune a altre gravi infezioni virali.

Il futuro della ricerca si concentrerà sulla comprensione dell’evoluzione delle lesioni cerebrali nel tempo e sul rapporto con il Long Covid, in quanto molti pazienti riferiscono sintomi cognitivi persistenti. In definitiva, questa ricerca rappresenta una tappa cruciale per sviluppare terapie mirate a mitigare o prevenire i danni cerebrali derivanti dal Covid-19.

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