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Con Sergio Galeotti scomparve un pezzo di me: amori e il rimpianto di non essere padre

L’infanzia di Giorgio Armani è segnata dall’epoca fascista e da esperienze traumatiche. Ricorda la paura di non poter dire di no al regime e i momenti di spensieratezza come le gite in campagna. Un episodio drammatico avvenuto nella sua giovinezza fu un incidente col fuoco che rischiò di fargli perdere la vista, e un’altra esperienza traumatica fu la morte della sua fidanzatina, Wanda, investita da un tir quando aveva solo sette o otto anni.

Armani ha anche vissuto un grande dolore con la morte di Sergio Galeotti, suo compagno e mentore, avvenuta nel 1984 a causa di una leucemia. Quell’evento segnò profondamente la sua vita, portandolo a un anno di sofferenza e alla necessità di mantenere un’apparenza di forza di fronte all’opinione pubblica. Nonostante il dolore, Armani ha deciso di continuare a lavorare e rimanere indipendente nella sua carriera, rifiutando le richieste di collaborazione.

Nella sua carriera di stilista, Armani riflette sulle dinamiche tra i colleghi. Pur rispettando gli altri stilisti italiani, sottolinea che il loro mondo è chiuso e poco incline al confronto. Con Versace aveva un rapporto distaccato, mentre con Valentino lo descrive come piacevole e gentile. I Dolce & Gabbana sono considerati “furbacchioni” che ammira, mentre Miuccia Prada è vista come un’artista che vive in un mondo suo, scollegato dalla realtà dei consumatori.

Uno dei più grandi rimpianti di Armani è di non essere diventato padre. Questa mancanza lo colpisce profondamente, ma trova una sorta di compensazione nella relazione con la figlia del suo dipendente, Michele. Ammette di considerare la piccola Bianca quasi come una sua figlia, sentendosi in grado di essere un ottimo genitore.

In sintesi, la vita di Giorgio Armani è contrassegnata da esperienze di dolore, perdita e grande successo, ma anche da un rimpianto che lo accompagna: quello di non avere mai potuto vivere l’esperienza della paternità.

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