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martedì, Ottobre 22, 2024
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La scoperta genetica di CDK12 e CDK13

La ricerca scientifica continua a progredire, specialmente nello studio delle alterazioni genetiche associate ai tumori. Recentemente, l’Università del Michigan ha identificato un sottotipo aggressivo di cancro alla prostata, legato alla perdita del gene CDK12. Questo gene gioca un ruolo cruciale nel controllo della trascrizione genica e nella risposta al danno al DNA. La sua alterazione sembra influenzare la replicazione e la riparazione delle cellule tumorali, contribuendo così alla crescita incontrollata del tumore.

Durante uno studio sui tumori alla prostata metastatici, è stato rilevato che il 7% dei pazienti presentava una perdita di funzione del gene CDK12. La scoperta di questa relazione ha aperto nuove prospettive nella ricerca oncologica, non solo per il cancro alla prostata ma anche per altre neoplasie, come il carcinoma ovarico.

Per indagare ulteriormente, i ricercatori hanno creato un modello murino con il gene CDK12 soppresso. I risultati hanno mostrato la formazione di lesioni precancrose nella prostata nei topi privi di CDK12, suggerendo che la perdita di questo gene possa essere sufficiente a scatenare cambiamenti cellulari significativi. Tuttavia, il cancro si è sviluppato solo in presenza di una seconda mutazione dell’oncogene p53, evidenziando l’importanza delle interazioni tra più alterazioni genetiche nello sviluppo della malattia.

La perdita di CDK12 induce la sovraespressione di geni oncogenici, stimolando così la replicazione incontrollata del DNA e generando danni genetici irreparabili, caratteristici dei tumori aggressivi. Questo rende CDK12 un bersaglio terapeutico promettente.

I ricercatori hanno sviluppato un degradatore proteico per colpire CDK12 e il suo gene correlato CDK13, progettato per distruggere selettivamente queste proteine e bloccare la crescita tumorale. Un aspetto innovativo è che può essere somministrato oralmente, aumentando la comodità per i pazienti.

Inoltre, si è notato che la degradazione di CDK12 e CDK13 attiva il percorso molecolare AKT, suggerendo che una combinazione di questo degradatore con farmaci che inibiscono il pathway AKT possa risultare efficace nel trattamento del cancro, affrontando il problema delle resistenze alle terapie.

La fase successiva prevede test clinici per verificare la sicurezza e l’efficacia del degradatore su pazienti, con l’obiettivo di trasformare questa scoperta in un nuovo strumento terapeutico nella lotta contro i tumori alla prostata aggressivi.

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