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HomeAttualità e CronacaPer ragazzi a rischio camorra, possibile revoca della patria potestà

Per ragazzi a rischio camorra, possibile revoca della patria potestà

Insegnanti, assistenti sociali e psicologi ben retribuiti sono essenziali per affrontare la criminalità minorile dal suo nucleo. Maurizio De Giovanni, noto autore italiano e membro del Comitato anticamorra per la legalità di Napoli, esprime il suo sgomento per l’omicidio del 15enne Emanuele Tufano, avvenuto nel centro storico di Napoli durante una rissa tra bande di adolescenti. L’episodio ha coinvolto colpi di pistola che hanno colpito auto e negozi, dimostrando l’emergenza della situazione.

De Giovanni sottolinea che il problema della criminalità minorile non è limitato a Napoli o al Mezzogiorno, ma è un fenomeno che coinvolge l’intera società, incluse istituzioni, scuole e famiglie. Commentando l’uso della violenza da parte dei gruppi criminali, spiega che i giovani sono spesso sfruttati, poiché non sono perseguibili legalmente. La risposta alle crescenti violenze, sebbene necessaria, è insufficienti se si limita a misure temporanee come la videosorveglianza.

Secondo lo scrittore, è cruciale investire in professionisti come assistenti sociali e psicologi, che devono essere ben remunerati e dotati di poteri diretti per intervenire. Propone che, ad esempio, un assistente sociale possa avvisare le autorità nel caso un ragazzo abbandoni la scuola, arrivando anche a serrare la patria potestà nei casi necessari. Inoltre, De Giovanni chiede una riforma dei criteri che riguardano la dispersione scolastica, evidenziando come i dati attuali possano non riflettere la reale situazione dei ragazzi.

La morte di Tufano e altri episodi di violenza giovanile evidenziano un acceso e preoccupante uso delle armi tra i giovani. La normalizzazione dell’uso di coltelli e pistole è un fenomeno allarmante, che va oltre le sole aree problematiche. De Giovanni osserva come il facile accesso alle armi stia contribuendo a questa gravissima situazione, richiedendo un’attenzione immediata e una discussione più ampia su come affrontare le cause profonde di questi comportamenti violenti. In sintesi, è necessario un cambio di paradigma da un approccio reattivo a uno proattivo, mirando alla prevenzione e al supporto sociale per i giovani.

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