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martedì, Ottobre 8, 2024
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a Milano angeli in camice bianco


«Tre settimane senza bere, né mangiare. 21 giorni di isolamento con febbre alta e sistema immunitario k.o. Anche quando sono uscita dalla terapia intensiva sentivo ancora la pelle della bocca “bruciata”. Per non parlare dei dolori, di quel senso di astenia così profondo che mi impediva di stare in piedi». Ad Anna Maria Foschi due soli cicli di chemioterapia sono bastati a farle vivere un vero e proprio inferno. È pur di non sperimentarlo di nuovo Anna Maria ha preferito rinunciare alle cure e se n’è tornata a casa.

La scelta di migrare

L’ospedale di Udine era stata la scelta più ovvia per Anna Maria: «Ricevuta la diagnosi – racconta in un’intervista a Sanità Informazione – ho scelto il luogo più vicino a casa mia. L’ospedale di Udine dista circa 50 km, da percorrere interamente su una strada statale a scorrimento veloce». Nel giro di pochi mesi, poi, la situazione è precipitata. Il carcinoma rinofaringeo, già precedentemente in uno stato avanzato, il quarto, si era ulteriormente esteso, creando delle metastasi ai polmoni. Così Anna Maria, come altri 800mila italiani ogni anno, ha dovuto accettare di unirsi al popolo dei migranti sanitari, in cerca di cure migliori.

La terapia personalizzata

«Grazie ai consigli di un medico specialista amico di mio fratello sono arrivata a Milano. Qui ho incontrato angeli in camice bianco dal cuore grande, professionali ed indiscutibilmente competenti. Hanno creato una terapia cucitura su misura ed è stato proprio grazie a questa personalizzazione delle cure che non sono precipitata di nuovo nell’abisso del dolore. Mi sono sottoposta a tutti i cicli di chemioterapia necessari senza nessuno di quei terribili effetti collaterali sperimentati in precedenza».

La guarigione

Poi per Anna Maria, dopo due anni, è arrivata la luce del sole. Il tumore è sparito, almeno fino allo scorso inverno. A dicembre del 2022 una nuova e terribile notizia: il cancro è tornato. «Il momento della recidiva è stato il più duro della mia vita – dice la donna – . Ma è durato poco. Ho capito che non dovevo perdermi d’animo. Dovevo lottare ancora una volta per amore di mio figlio e dei miei due splendidi nipotini. Ho preparato le valigie per un nuovo viaggio della speranza verso Milano».

La recidiva

Ma Anna Maria che oggi ha 14 anni in più, per un totale di 72,  ha capito che tra un ricovero e l’altro non avrebbe potuto mettersi sul quel solito treno ad alta velocità ed affrontare tre ore e mezza di viaggio ogni due giorni. Così a febbraio di quest’anno ha deciso di traferirsi in pianta stabile a Milano, fino a nuova guarigione. E questa decisione le ha cambiato la vita ancora una volta, in meglio. «Ho incontrato i volontari di “A casa lontani da casa” che mi hanno accolto nella loro rete di solidarietà, offrendomi non solo un alloggio, ma anche una spalla», ammette la donna.

La rete di solidarietà

A Casa Lontani Da Casa  è una rete di associazioni che offre alloggio, assistenza personale e servizi gratuiti ai migranti sanitari. Nel corso dei suoi 10 anni di attività, sono tanti i pazienti che, come Anna Maria, hanno trovato conforto. E molti di questi hanno deciso di raccontarsi in “Curarsi Lontano”, il primo podcast dedicato al tema della migrazione sanitaria, realizzato da “A Casa Lontani Da Casa”. «Sono certa che il racconto della propria esperienza – dice Anna Maria – possa donare conforto a chi si accinge ad affrontarne una situazione simile. Grazie alla rete di “A casa lontani da casa” ho incontrato altri pazienti con i quali ho instaurato delle vere amicizie, legami destinati a durare nel tempo. L’affinità è talmente profonda che ci si sente non solo ascoltati, ma anche capiti. Nei giorni in cui ero più affaticata, in cui non avevo nemmeno la forza di parlare, c’era chi si mettevano accanto a me, in silenzio. E queste persone le porterò sempre nel cuore. Come resteranno nel mio cuore tutti i volontari che ogni sera venivano a trovarci, sempre pronti a sostenerci nelle faccende pratiche ed a tirarci su il morale».

Un futuro già programmato

Anna Maria Foschi ora è a Milano, tornerà a casa per un po’ durante l’estate. Poi, a settembre dovrà ricominciare a prendersi cura di sé. «Il mio posto è “A casa lontani da casa”», dice. Ne è così convinta che ha già prenotato l’alloggio per il mese settembre. E chissà se si ritroverà di nuovo in via Poma 30, nella stanza numero 4, quella nella quale ha scattato la sua fotografia per Sanità Informazione, da mostrare ai lettori di questa intervista.

 



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