Si chiama Gender Pain Gap ed è il fenomeno per cui il dolore, quando riferito e percepito dalle donne, viene sottovalutato e sotto-trattato. A puntare i riflettori sul problema è il Comitato Fibromialgici Uniti – Italia. «Un report inglese pubblicato nel 2022 ha evidenziato che il 28% delle donne che sperimenta dolore si rivolge al medico solo quando diventa grave, mentre il 62% si auto somministra farmaci da banco», racconta a Sanità Informazione Barbara Suzzi, presidente di CFU Italia. «Le donne sono convinte che il loro dolore non meriti attenzione – continua – ma questo ha un impatto su altri ambiti dell’esistenza: il 41% infatti ha riferito disturbi del sonno e il 24% depressione a causa della sofferenza, rispetto al 18% degli uomini”.

Il dolore ha la donna come target privilegiato

«Come pazienti fibromialgiche, conosciamo questo fenomeno e lo sperimentiamo sulla nostra pelle», sottolinea Suzzi. «Sappiamo che il dolore cronico provoca anche emarginazione sociale e il trattamento insufficiente espone al rischio di cronicizzazione, depressione, insonnia, astenia, con compromissione del funzionamento personale e ripercussioni sul lavoro», aggiunge. Il dolore ha la donna come target privilegiato: queste non solo accusano sindromi dolorose più gravi e frequenti: la differenza è oltretutto attribuibile a differenze biologiche, ormonali e neurosensoriali. Abbondanti dati epidemiologici mostrano che il dolore cronico è più diffuso nelle donne che negli uomini. Le donne hanno il doppio delle probabilità di avere la sclerosi multipla, da 2 a 3 volte più probabilità di sviluppare l’artrite reumatoide e 4 volte più probabilità di avere la sindrome da stanchezza cronica rispetto agli uomini. Nel caso della fibromialgia le donne sono circa il 90% configurando una vera malattia «di genere».

Il Gender Pain Gap dipende da un problema culturale che si riflette sull’assistenza sanitaria

«La differenza con cui il dolore delle donne viene sistematicamente sottovalutato, non considerato e non trattato è un problema culturale – continua Suzzi – ed è ascrivibile al dominio del potere maschile in cui uomini e donne sono considerati intrinsecamente diversi e i valori maschili sono considerati più positivi di quelli femminili. Questa cultura non solo è una forma di discriminazione e pregiudizio legato al genere, ma si riflette nell’assistenza sanitaria, con differenze medicalmente non motivate nel trattamento di uomini e donne». Sebbene le donne sperimentino un maggior numero di condizioni che hanno come leit motiv forme di dolore cronico rispetto agli uomini, il loro dolore verrebbe quindi trattato meno seriamente. Alcune ricerche hanno svelato che le donne che riferiscono dolore hanno una maggiore probabilità di vedersi prescrivere un ansiolitico, rispetto agli uomini a cui vengono invece prescritti antidolorifici.

Le donne aspettano quasi il doppio del tempo prima di ricevere antidolorifici al pronto soccorso

Tale divario di genere si estende anche al pronto soccorso, dove alcune ricerche indicano che gli uomini aspettano una media di 49 minuti prima di ricevere antidolorifici in caso di dolore addominale acuto mentre le donne aspettano una media di 65 minuti nella stessa situazione. Le donne hanno anche la metà delle probabilità degli uomini di ricevere antidolorifici dopo un intervento chirurgico di bypass coronarico. Studi condotti nel Regno Unito rivelano che interpretare la sofferenza come ansia contribuisce al 50% in più di errata diagnosi dopo un attacco di cuore,

Sozzi: «Il dolore delle donne non viene preso sul serio»

Nello storico documento del 2001, «The Girl Who Cried Pain: A Bias Against Women in the Treatment of Pain», Diane Hoffman e Anita Tarzian hanno scoperto che «le donne riportano livelli più gravi di dolore, incidenze più frequenti di dolore e dolore di durata più lunga rispetto agli uomini, ma sono comunque trattate per il dolore in modo più blando, meno aggressivo». «Le donne non vengono prese sul serio, oppure si ritiene che dovendo partorire siano più avvezze e ‘destinate’ a sopportarlo», evidenzia Sozzi. «Una sorta di contraddizione: perché la donna viene contemporaneamente considerata debole e non in grado di tollerare il dolore o di sopravvalutarne i livelli. Quando il dolore fisico delle donne viene liquidato come esagerato e immaginario, o erroneamente diagnosticato come psicologico, la salute femminile ne viene influenzata», conclude.

 



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