Farmindustria, Egualia, Assoram, Adf, Federfarma Servizi, Federfarma e Assofarm lanciano l’allarme sulla «insostenibilità dei costi derivanti dalla drammatica crisi energetica che sta seriamente mettendo a rischio le forniture dell’intera filiera della salute». In una nota congiunta, chiedono «misure urgenti a sostegno della produzione e distribuzione dei farmaci». Per le associazioni, di fronte alla crisi energetica la filiera dei farmaci deve essere considerata, «come avvenuto durante la pandemia, comparto essenziale al quale assicurare continuità e sostenibilità della fornitura di gas, energia elettrica e carburanti per il trasporto, assumendo l’adozione di misure in tal senso tra le priorità dell’agenda politica e di governo».

Il rincaro dell’energia del 600% rispetto allo scorso anno

Le misure dovrebbero aiutare a «garantire le cure ai cittadini, evitando rischi di carenza di terapie in Italia e all’estero». Inoltre «il rincaro esorbitante dell’energia del 600% rispetto a un anno fa comporta rischi reali anche per la sopravvivenza delle stesse imprese». Entrando nel dettaglio, gli operatori della filiera spiegano come l’attuale situazione stia determinando per le aziende «incrementi aggiuntivi dei costi di tutti i fattori della produzione e distribuzione (materiali, imballaggi, manutenzioni, fiale, packaging…), cresciuti in media del 35-40% rispetto allo scorso anno».

Per crisi energetica possibili problemi già nelle prossime settimane

È una situazione resa ancora più grave dalla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, valuta con la quale si pagano i principi attivi che provengono per l’80% da Cina e India, e dai problemi di approvvigionamento delle materie prime. Un combinato disposto che rischia di causare gravi carenze di farmaci, registrate già in qualche caso». L’aumento dei costi si sta abbattendo anche sulle aziende della Distribuzione primaria, intermedia e finale del farmaco. Lo scenario, sostengono le associazioni, «in assenza di concrete misure di contrasto e sostegno, mette seriamente a rischio già dalle prossime settimane la prosecuzione dell’attività». D’altra parte, si evidenzia nella nota, «le imprese della filiera non possono trasferire nemmeno in parte questi maggiori costi sui prezzi dei medicinali con prescrizione, che sono negoziati o fissati per legge».

 

 



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