mercoledì, Ottobre 2, 2024
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Danza, l'Africa di Josef Nadj ospite di Emilia Romagna Teatri



omma

A Josef Nadj, coreografo ungherese, ma francese d’adozione, punto di riferimento della danza contemporanea europea, Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale dedica nel mese di gennaio 2023 una personale di due eventi, nell’ambito del focus sulla drammaturgia fisica ‘Carne’ curato da Michela Lucenti.

Il progetto fotografico e performativo ‘Mnémosyne’ (al Teatro Arena del Sole di Bologna, Sala Thierry Salmon, dal 17 al 19 gennaio, ogni giorno con tre turni da 20 minuti ciascuno alle ore 17.30, 19.30 e 21.30) e il suo più recente spettacolo, ‘Omma’, (al Teatro Arena del Sole di Bologna, Sala Leo de Berardinis, il 20 gennaio alle 20.30 e al Teatro Bonci di Cesena il 22 gennaio alle ore 16). Generate in uno spazio creativo tra sogno e realtà, tradizione e modernità, tutte le opere di Josef Nadj testimoniano una sorprendente libertà del gesto e un costante desiderio di sperimentare nuove forme. Parallelamente a quello nella danza, il coreografo ha anche sviluppato un percorso come artista visivo e fotografo.

In ‘Mnémosyne’ i due ambiti si fondono, dando vita a una performance integrata in una mostra fotografica. Dentro una suggestiva camera oscura costellata di immagini che raccontano la storia personale e artistica dell’autore, lo spettatore assiste ad un’azione che accade al buio, in cui ogni movimento entra in dialogo con gli scatti esposti. Ciascuna immagine nasconde in sé un ricordo, noto solo a lui, e la scena è costellata da oggetti selezionati per il loro potere suggestivo, un patrimonio di memoria che non smette di ispirarlo. In omaggio all’Atlante incompiuto dello storico dell’arte tedesco Aby Warburg, Nadji anima una conversazione intima con il visitatore, instaurando una relazione speciale tra il corpo, lo sguardo e il luogo che la ospita.

‘Omma’ è il suo ultimo lavoro, creato insieme a otto straordinari danzatori provenienti da Mali, Senegal, Costa d’Avorio, Burkina Faso e i due Congos, che mettono a confronto una sorprendente freschezza interpretativa con le regole della coreografia europea. I performer, sempre in scena, formano un corpo plurale in cui ognuno afferma il proprio linguaggio e la propria identità. Un movimento come esperienza di scambio, un ipnotico loop tra gruppo e individuo, in cui la danza è intesa come lingua universale nata insieme all’umanità, strumento primordiale capace di farci ritrovare le origini stesse dell’umano.

Echeggiando il cerchio della vita, fra ritmi serrati e un’incalzante colonna sonora, questo spettacolo evidenzia qualcosa di essenziale. La nostra capacità di guardare avanti per vedere meglio ciò che si trova nel profondo di noi, in un destino comune. L’antico termine greco ‘Omma’ assume un nuovo significato, “occhio” ma anche “ciò che è visto o guardato”. Un invito sotteso a tenere in allerta tutti i nostri sensi.

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