1702330828 clipboard 0114


I due protagonisti diretti da Andrée Ruth Shammah nell’opera di Eugene Labiche

Antonello Fassari e Massimo Dapporto in
Antonello Fassari e Massimo Dapporto in “Il delitto di via dell’Orsina” di Eugene Labiche al teatro Ambra Jovinelli di Roma

Un omicidio di sicuro c’è stato e anche il luogo dove è stato consumato è certo, ma commesso da chi, quando e in quali circostanze è tutto da scoprire e verificare. Ci sarà tempo fino a domenica per svelare il segreto che ruota attorno a ‘Il delitto di via dell’Orsina’, l’opera di Eugène Labiche in scena al teatro Ambra Jovinelli di Roma, protagonisti Massimo Dapporto e Antonello Fassari, diretti da Andrée Ruth Shammah e interpreti di due personaggi che il destino della vita ha completamente ribaltato nelle gerarchie sociali rispetto a quelle scolastiche di quando frequentavano la stessa classe: con ‘il somaro’ divenuto ricco, elegante e rispettato e ‘il secchione’ un disperato, rozzo e volgare.

I due uomini si risvegliano una mattina nello stesso letto, in casa del riccone con tanto di moglie e di servitù, con le mani sporche e le tasche piene di carbone, non ricordando più niente di quanto successo la notte prima, dopo l’invito a una rimpatriata di ex studenti. Quando dalla lettura di un giornale apprendono che una giovane carbonaia è stata uccisa, si auto-convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio, forse perché ubriachi e fuori di testa. A quel punto, i due sono disposti a tutto, anche a uccidere, per evitare di pagare le conseguenze del delitto che credono di aver insieme commesso.

“Il primo lavoro fatto sul testo di Labiche è stato quello della traduzione e si è deciso di spostare l’intera vicenda dalla Francia dell’Ottocento all’Italia del primo dopoguerra – spiega la regista Shammah – Poi c’è stato l’adattamento, inserendo all’interno di questo atto unico elementi presi da altre opere di Labiche, come la presenza dei due camerieri, per arricchire lo spettacolo con alcuni aspetti della vita: il confronto tra un giovane e un vecchio, il passaggio di consegne da una generazione all’altra, il doppio punto di vista sull’epoca presente”.

(di Enzo Bonaiuto)

Fonte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *