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Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, ha condiviso un post su Facebook nel quale esprime il suo profondo dolore e la frustrazione per l’inconcludente indagine sulla scomparsa della figlia, avvenuta nel 2004. Denise, che aveva solo 4 anni all’epoca della sparizione, è un caso che pesa sul cuore della madre da oltre venti anni. In particolare, Piera menziona una discussione con un ex investigatore, sostenendo che le indagini sono state influenzate da pregiudizi e da una serie di errori deliberati.

Maggio denuncia come all’interno delle forze dell’ordine di Mazara del Vallo possano esservi ancora interventi inadeguati, che hanno ostacolato il progresso dell’indagine. Accusa specificamente gli inquirenti di aver trascurato informazioni critiche relative a potenziali sospetti, e di aver attribuito ai genitori una responsabilità ingiusta per il fallimento nel ritrovare Denise. Riferendosi a un’“ignoranze malvagia”, Piera chiede scusa a Denise per aver interagito con persone prive di empatia e senso di giustizia.

Il marito, Piero Pulizzi, ha sostenuto le parole di Piera, esprimendo il suo malcontento e definendo inaccettabile il modo in cui viene trattata la memoria di Denise. Ha anche invitato le persone a non esprimere opinioni negative sulla figlia, sottolineando la gravità della situazione e la necessità di riguardo. Entrambi i genitori continuano a lottare per la verità sul caso, sottolineando che Denise non è semplicemente scomparsa, ma è stata sequestrata.

Il post di Piera è stato un richiamo accorato ad un’azione più concreta nella ricerca di giustizia per la figlia, in un momento che coincide con il ducentesimo anniversario della sua scomparsa. “Non è finita”, ha affermato, evidenziando la persistente ricerca di risposte e di chiarezza, affermando che la vita della famiglia è segnata da un dolore e da una lotta continua. Entrambi genitori esprimono la speranza di rivedere un giorno Denise, e rifiutano di archiviare il caso come risolto.

In sintesi, il messaggio di Piera e Piero è di non dimenticare Denise, di chiedere giustizia e di continuare a cercarla attivamente, mantenendo viva la speranza in un futuro ritrovamento.

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