venerdì, Ottobre 4, 2024
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Emanuela Orlandi, l’ex segretario di Wojtyla: "Dal fratello affermazioni criminali"


Il cardinale Stanislao Dziwisz risponde alle affermazioni di Pietro Orlandi secondo cui Giovanni Paolo II la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti: “Accuse farneticanti”

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Da Pietro Orlandi “ignobili affermazioni criminali”. Il cardinale Stanislao Dziwisz, ex segretario personale di Giovanni Paolo II, definisce in questi termini, in una nota , le “avventatissime affermazioni” del fratello di Emanuela Orlandi che, martedì alla trasmissione di La7 ‘di Martedì aveva sostenuto che Wojtyla la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti “e non andasse di certo per benedire delle case”.

“Si tratta di accuse farneticanti sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela. È appena il caso di dire – scrive Dziwisz nella nota – che suddette insinuazioni che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali”.

L’ex arcivescovo di Cracovia, già segretario personale di Giovanni Paolo II ritiene che un “crimine gigantesco è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale. Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede”.

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