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Una tragedia si è verificata a Mestre, dove Giacomo Gobbato, un giovane di 26 anni, è stato ucciso mentre cercava di difendere una donna vittima di una rapina. La donna, identificata come Carmen, ha confessato di sentirsi in colpa per l’accaduto, sostenendo che se non avesse chiesto aiuto, il giovane sarebbe ancora vivo. La rapina è avvenuta il 20 settembre, quando Carmen è stata aggredita da un uomo che le ha rubato lo zaino, picchiandola. Gobbato e il suo amico Sebastiano Bergamaschi, entrambi attivisti del Centro sociale Rivolta di Marghera, sono accorsi in suo aiuto. Purtroppo, l’aggressore, un uomo di nazionalità moldava, ha estratto un coltello e ha accoltellato Gobbato all’addome, ferendolo gravemente. Gobbato è successivamente deceduto all’ospedale.

Carmen ha descritto l’aggressore come un “gigante di un metro e novanta” e ha raccontato l’angoscia del momento in cui è stata attaccata. È rimasta sotto choc e ha espresso il rammarico di aver dato l’allerta. Intanto, l uomo accusato dell’omicidio di Gobbato, identificato come S.M., si trova in carcere a Venezia. Durante l’udienza di convalida dell’arresto, ha scelto di non rispondere alle domande degli inquirenti e si trova sotto accusa per omicidio colposo e tentato omicidio in relazione alle ferite inflitte a Bergamaschi. Inoltre, il 30enne è sospettato di aver tentato un’altra rapina poco dopo il delitto.

L’episodio ha colpito profondamente la comunità, portando a manifestazioni di solidarietà e richieste di maggiore sicurezza. La denuncia delle aggressioni e la paura che ne deriva sono temi cruciali, sottolineando come atti di violenza come questo possano avere conseguenze fatali per chi cerca di aiutare. Le parole di Carmen, cariche di dolore e incertezze, evidenziano il trauma subito non solo dalla vittima della rapina, ma anche dalla società che si trova a fronteggiare simili eventi violenti.

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