gli usa parco nazionale storia oscura particolare v5 701067



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È ufficiale. Gli Stati Uniti hanno un nuovo Parco nazionale, il sito storico Amache vicino a Granada, in Colorado. Seppur non presenta una natura che può competere con i parchi più celebri degli USA, come lo Yosemite o Yellowstone, dispone di una storia molto particolare.


Durante gli anni immediatamente successivi all’entrata in guerra degli USA nel secondo conflitto mondiale, ad Amache era stato infatti costruito uno dei 10 centri d’incarcerazione istituiti dalla War Relocation Authority. All’epoca il sito veniva chiamato Granada Relocation Center e al suo interno vennero imprigionati diversi americani di origine giapponese, cresciuti per la maggioranza in California, che erano stati considerati colpevoli di spionaggio e collusione con il nemico.

Gran parte di queste persone, in verità, poi si scoprì che furono incarcerate solamente perché di origine asiatica, tanto che alcuni non parlavano neppure giapponese e non avevano parenti stretti nel paese del Sol Levante. Oltre 10.000 persone furono tenute così imprigionate per alcuni anni in condizioni davvero estreme, dal 1942 al 1945, e al momento del suo apice il centro d’incarcerazione di Amache veniva considerato la 10° città più popolosa del Colorado.

Come è avvenuto in Germania, nei confronti dei campi di concentramento nazisti, gli amministratori locali di comune accordo con il governo federale hanno deciso di proteggere i resti di questo campo di prigionia, proprio per rammentare questa spiacevole vicenda della storia americana.

L’incarcerazione forzata di migliaia di cittadini viene considerata una delle 5 scelte peggiori compiuti dai Presidente americani, in cui hanno tra l’altro abusato dei loro poteri esecutivi.

Per capire gli orrori che si sono diffusi all’interno di questi centri, basta rammentare il razzismo generalizzato che i carcerieri dimostrarono nei confronti dei detenuti o il numero di violenze commesse nei confronti delle donne. Alcune giovani furono perfino costrette a spogliarsi pubblicamente, per dimostrare che non portassero armi sotto i vestiti.

“Come nazione, abbiamo il dovere di affrontare gli errori del nostro passato per costruire un futuro più giusto ed equo”, ha affermato in una nota il ministro degli Interni Deb Haaland, riprendendo un concetto espresso dalla Commissione parlamentare voluta dalla presidenza Carter agli inizi degli anni Ottanta. “Si spera che l’istituzione del parco storico nazionale di Amache aiuterà a raggiungere questo obiettivo, preservando e onorando questo capitolo doloroso della nostra storia.”

Con la chiusura del centro nel 1945, buona parte delle prigioni presenti ad Amache furono rimosse o demolite, in un tentativo frettoloso di dimenticare l’odio generalizzato che era stato rivolto ai giapponesi statunitensi dopo l’attacco di Pearl Harbor. Odio che contribuì indirettamente a creare le condizioni che portarono all’ideazione e allo sgancio della bomba atomica.

Come area strettamente archeologica, oggi il Parco attualmente dispone delle fondamenta dei vecchi edifici, la vecchia rete stradale, i gabinetti alla turca delle prigioni femminili, un cimitero, qualche monumento di propaganda e una caserma, che nasconde al suo interno una sala ricreativa, una torre di guardia, diversi uffici, armi in disuso provenienti dalla Seconda guerra mondiale e una cisterna.

Alcuni anziani detenuti sono tornati ad Amache nel giorno dell’istituzione del parco, che coincide con il Giorno della memoria dell’incarcerazione giapponese durante la seconda guerra mondiale, celebrato il 19 febbraio di ogni anno. Gli storici tuttavia hanno anche sottolineato come in questi centri gli statunitensi non stessero praticando un vero e proprio genocidio, ma solo imprigionando delle persone a cui era stato poi promesso di essere liberati, con la fine del conflitto.

Protagonista in questa istituzione storica è stato il comune di Granada, che da anni richiedeva al governo federale di costruire un memoriale per ricordare questa triste vicenda. Il governo Biden fortunatamente ha deciso di fare qualcosa in più.



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