Dopo un ricovero in terapia intensiva il 62% dei pazienti ha difficoltà a deglutire e non riesce a mangiare e parlare come prima, e in tutti si manifestano difficoltà di comunicazione connesse all’intubazione e alla sedazione o alle malattie di cui si soffre. Nelle Stroke Unit, il 30% dei pazienti colpiti da ictus (circa 25 mila su un totale di 86 mila) manifesta problemi di linguaggio importanti come l’afasia, mentre nelle Terapie Intensive Neonatali sono in aumento costante i ricoveri dei bambini (9% nel triennio 2015-17) che richiedono una valutazione e un monitoraggio della possibilità di nutrirsi per bocca. In tutte queste situazioni in area critica è decisivo l’aiuto dei logopedisti, che si occupano della valutazione funzionale e della riabilitazione in caso di disturbi della deglutizione, della comunicazione e del linguaggio: in tutta Italia però sono appena 60 i professionisti impegnati in area critica, spesso peraltro per consulenze in caso di necessità e non come parte integrante del team.
Giornata Europea della Logopedia del
Aumentare il coinvolgimento di queste figure chiave per il benessere dei pazienti è un bisogno emerso con particolare evidenza durante la pandemia di Covid-19, con l’aumento del 15% del numero dei ricoveri in Terapia Intensiva, ma è fondamentale in tutti i contesti di criticità. Per questo la Giornata Europea della Logopedia del 6 marzo quest’anno è dedicata a far conoscere il ruolo dei logopedisti in area critica e, come ogni anno, la Federazione dei Logopedisti Italiani mette a disposizione dei cittadini per una settimana intera (dal 6 al 10 marzo 2023) il proprio numero di telefono (345.2754760) e la mail (info@fli.it) per rispondere a domande e dubbi. Tutte le info sul sito www.fli.it e sui social della Federazione.
I disturbi acquisiti di deglutizione, linguaggio e comunicazione
«In area critica, ovvero in Terapia Intensiva, Terapia Intensiva Neonatale, Unità Spinale, Terapia Sub-intensiva e Stroke Unit, l’intervento del logopedista è molto importante per la valutazione, la gestione e la riabilitazione di disturbi acquisiti della deglutizione, del linguaggio e della comunicazione – spiega Tiziana Rossetto, professoressa di Logopedia e presidente della Federazione Logopedisti Italiani (FLI) –. Durante la pandemia, con l’incremento del numero dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, sono state raccolte molte evidenze dell’efficacia dell’intervento dei logopedisti, ma soprattutto è emersa l’importanza di creare un percorso strutturato per i pazienti di area critica, per esempio per migliorare la comunicazione, ridurre il disorientamento spazio/temporale, monitorare il rischio di aspirazione e polmonite ab ingestis. Il logopedista, una figura chiave anche nei reparti per acuti, dovrebbe perciò far parte dell’equipe di terapia intensiva, ma a oggi nel nostro Paese appena 60 professionisti sono impegnati in area critica; spesso inoltre fanno parte di altre unità operative e vengono chiamati per consulenza».
La disfagia
I campi di intervento del logopedista in area critica sono principalmente la gestione delle difficoltà di deglutizione e i disturbi cognitivo-comunicativi. Il 62% dei pazienti in Terapia Intensiva ha alterazioni della deglutizione e disfagia dopo essere stato estubato a causa di problemi come modifiche di forza e sensibilità della lingua, danni alla laringe, mancata coordinazione del riflesso di deglutizione a seguito della sedazione. Un intervento del logopedista per ridurre la probabilità di disfagia o risolverla è fondamentale perché, come spiega Raffaella Citro, logopedista delegata della FLI per la European Speech And Language Therapy Association (ESLA) e coordinatrice della Giornata Europea 2023, «la disfagia si associa a tempi più lunghi prima di tornare ad alimentarsi per via orale, con un aumento del rischio di malnutrizione e disidratazione. Aumentano anche la durata del ricovero e il rischio di polmoniti, di reintubazione e di mortalità, soprattutto nei pazienti più anziani. L’intervento del logopedista può scongiurare queste evenienze e si è rivelato di grande aiuto anche nelle Terapie Intensive Neonatali, dove sono in aumento i bambini clinicamente complessi, oggi pari a 15-19 su 100.000: anche in questo caso la valutazione del logopedista aiuta a capire se e quando il piccolo possa deglutire e alimentarsi da solo oppure se abbia necessità di una nutrizione enterale».
La comunicazione
«Il logopedista è poi di grande aiuto anche nei pazienti con difficoltà di comunicazione e linguaggio – aggiunge Cristina Reverberi, Logopedista di Area critica e Vicepresidente Albo Nazionale Logopedisti –. Può accadere nelle Terapie Intensive, perché a causa della sedazione o delle patologie associate spesso i pazienti sono disorientati, confabulanti, hanno episodi di agitazione psicomotoria, o anche in Unità Spinali o Stroke Unit dove sono ricoverate persone con danni neurologici che possono avere intaccato le capacità di comunicazione, verbale e non verbale. Il logopedista, come professionista abilitato all’abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio verbale e non verbale, può perciò fare la differenza per questi pazienti, aiutandoli a recuperare una modalità di interazione con gli altri».
La figura del logopedista in area critica
«Il grande numero di pazienti ricoverati in Terapia Intensiva a causa di Covid-19 ha fatto emergere con chiarezza l’efficacia della figura del logopedista in area critica e la necessità di elaborare un percorso per individuare i pazienti a rischio di disfagia, così da intervenire tempestivamente in modo da scongiurarla assieme alle sue conseguenze. Per riuscirci, tuttavia, è essenziale aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’intervento di logopedia in area critica e incrementare il numero dei professionisti coinvolti», conclude Rossetto.
La Federazione Logopedisti Italiani ha attivato dal 6 al 10 marzo una ‘open line’ informativa telefonica (3452754760 dalle ore 10 alle ore 12) e via email (info@fli.it). Info su Fli.it e sui social della Federazione,