sabato, Ottobre 5, 2024
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Il "Casanova" di Red Canzian tra musical e opera pop al Brancaccio



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Venezia a Roma: ma non per i film della Mostra dei Cinema dalla Biennale alla Capitale, bensì per il ‘Casanova’ di Red Canzian che nel musical, o meglio in questa ‘opera pop’ come recita il sottotitolo e come preferisce decisamente il suo autore’, riproduce e ripropone le atmosfere veneziane legate al personaggio cui è dedicato il kolossal musicale e teatrale, in scena fino al 22 gennaio al teatro Brancaccio di Roma. Con Gian Marco Schiaretti nel ruolo di Casanova e lo stesso Red Canzian, anche se per una momentanea sostituzione, in quello del doge di Venezia, sul palco sono coinvolti 21 performer, 11 cantanti e attori e 10 ballerini e acrobati, tutti diretti dal regista Emanuele Gamba.

“Ho cullato a lungo l’idea di comporre un’opera musicale dedicata alla città di Venezia – confessa lo storico componente dei Pooh – forse l’unica al mondo di tale notorietà a non avere un ‘suo’ musical; e a Giacomo Casanova, uno dei personaggi italiani universalmente conosciuti, ma finora raccontato in una chiave monotematica, quella del libertino impenitente, mentre io volevo rappresentarlo nelle tante sfumature che fanno di lui una delle figure storiche più interessanti che l’Italia e Venezia in particolare possano vantare: poeta, alchimista, libertario, diplomatico e ‘occhi’ della Repubblica di Venezia, una figura chiave ai tempi della Serenissima“.

‘Casanova Opera Pop’ è liberamente tratta dal romanzo ‘Giacomo Casanova, la sonata dei cuori infranti’ di Matteo Strukul. Il rientro di Casanova a Venezia e la nuova fuga dalla città, le vicende della Serenissima e lo storico Carnevale, le conquiste e le trappole amorose, i duelli e le maschere, assumono una dimensione ancor più reale grazie alla scenografia per molti versi ‘cinematografica’ o ‘televisiva’ che permette di realizzare oltre una trentina di rapidi cambi di scena, con l’allestimento scenico immersivo firmato dallo stesso Red Canzian con l’ausilio delle foto scattate nel periodo della pandemia, in una Venezia ‘deserta’ e forse anche per questo ancor più affascinante.

(di Enzo Bonaiuto)

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