Una recente ricerca italiana ha rivelato l’ampia diffusione delle infezioni fungine invasive nei reparti di terapia intensiva, evidenziando il loro impatto sui pazienti. Pubblicato sulla rivista Mycoses, lo studio retrospettivo ha analizzato i dati dal 2012 al 2023, dimostrando che in Italia le infezioni più comuni tra i pazienti in terapia intensiva sono candidosi, aspergillosi e pneumocistosi, in linea con i dati europei.

Le infezioni fungine colpiscono principalmente i pazienti maschi di circa 68 anni. Diversi fattori, come ipertensione, uso di antibiotici sistemici, tumori, diabete e malattie cardiovascolari, aumentano il rischio di contrarre queste infezioni. È preoccupante la sottovalutazione delle infezioni fungine invasive e la scarsa sorveglianza, considerandole una vera emergenza di sanità pubblica. Anche l’OMS ha riscontrato carenze nella ricerca e nello sviluppo di trattamenti per forme critiche come Cryptococcus neoformans, Aspergillus fumigatus, Candida albicans e Candida auris.

Inoltre, emergono problemi di resistenza ai farmaci, complicando la diagnosi clinica e microbiologica delle infezioni fungine, non solo nei pazienti immunodepressi, ma anche in quelli con altre patologie. Pier Luigi Viale dell’Università di Bologna sottolinea che le opzioni terapeutiche attuali sono limitate e che le infezioni fungine invasive sono spesso costose, rendendo difficile l’accesso a diagnosi e terapie avanzate nei paesi con risorse economiche limitate. Il significativo impatto dei dati dello studio suggerisce che le infezioni fungine invasive non riguardano solo le grandi istituzioni sanitarie, ma richiedono un miglioramento della cultura sanitaria a tutti i livelli.

Per affrontare questa problematica, è fondamentale che ogni ospedale disponga della capacità diagnostica, sia attraverso strumenti interni che tramite centri di riferimento. È necessario investire in risorse diagnostiche e terapeutiche per garantire accesso adeguato sia alle consulenze infettivologiche che ai migliori trattamenti disponibili. Attualmente, la lotta contro le infezioni fungine si basa su tre categorie di farmaci (azoli, echinocandine e polieni) e un prodotto con indicazioni limitate (flucitosina), che risultano insufficienti rispetto alle opzioni antibatteriche. Si spera di avere a disposizione nuovi farmaci nei prossimi cinque anni, a patto che lo sviluppo clinico avvenga rapidamente per affrontare questa emergenza sanitaria.

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