venerdì, Ottobre 4, 2024
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Inquietudine tra gli scienziati per le ‘zone morte’ nel Golfo del Messico

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Una “zona morta” nel Golfo del Messico continua a espandersi, uccidendo o allontanando la vita acquatica. Quest’anno, questa regione priva di ossigeno al largo della costa della Louisiana ha raggiunto dimensioni maggiori del solito, coprendo circa 6.705 miglia quadrate, quasi quanto lo stato del New Jersey.

Causata dal deflusso ricco di nutrienti del fiume Mississippi, questa zona morta è la dodicesima più grande mai registrata in quasi quattro decenni. La sua estensione supera le previsioni degli scienziati, mantenendo la media quinquennale di circa 4.300 miglia quadrate, il doppio dell’obiettivo di riduzione fissato per il 2035.

Le zone morte sono provocate dall’inquinamento da nutrienti, che causa una crescita eccessiva di alghe. Quando queste alghe muoiono, si depositano sul fondo, consumando l’ossigeno e lasciando poco spazio vitale per pesci e altre forme di vita marina. Questo fenomeno altera diete, tassi di crescita, riproduzione e utilizzo dell’habitat dei pesci, riducendo anche la disponibilità di specie come i gamberetti per la pesca.

A livello globale, l’area totale delle zone morte oceaniche è quadruplicata dal 1950, e i cambiamenti climatici potrebbero aggravare ulteriormente questa situazione. Monitorare le variazioni delle zone morte è essenziale per valutare la salute degli oceani e adattare le strategie per ridurne l’impatto. “È fondamentale misurare l’ipossia di questa regione come indicatore della salute oceanica” ha dichiarato Nicole LeBoeuf della NOAA.

Questo purtroppo non è un caso destinato a diminuire in futuro.

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