martedì, Ottobre 1, 2024
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Intelligenza artificiale e responsabilità sanitaria, Nesta (OdA Roma): «AI non può sostituire il medico»


L’uso dell’intelligenza artificiale in medicina solleva complessi problemi di responsabilità professionale, in un contesto in cui standard medici, normative e percorsi formativi sono forse ancora incompleti da questo punto di vista. Di questo argomento si è parlato, di recente, nel convegno dal titolo “Gli scenari gestionali e assicurativi nella sanità italiana” andato in scena nei giorni scorsi presso l’Università Sapienza di Roma.

Ma l’intelligenza artificiale ha davvero le potenzialità per cambiare gli scenari della responsabilità professionale in sanità? «Sono convinto – spiega Paolo Nesta, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma – che l’intelligenza artificiale sia ormai una realtà e che continui a svilupparsi sempre di più. Può essere di grande utilità per supportare l’attività medica, ma non dobbiamo dimenticare che si tratta comunque di macchine e strumenti estremamente utili che non possono sostituire il medico. È importante considerare sempre l’aspetto etico e umano. Sarà sempre l’essere umano a fare uso di tali strumenti».

Ma se il sempre più massiccio utilizzo anche in sanità dell’intelligenza artificiale solleva problematiche relative alla responsabilità medica, questo settore è già oggi al centro di un dibattito che va avanti da diverso tempo, tant’è che si parla di depenalizzarlo. Uno dei motivi è anche quello delle richieste risarcitorie milionarie che i medici devono subire? «Il problema – continua Nesta – non riguarda solo le richieste di risarcimento milionarie, ma anche il fatto che il medico debba essere messo nelle condizioni di operare in modo sereno. Quando si affronta l’incubo della responsabilità penale, i processi si prolungano per anni e una denuncia può condizionare psicologicamente il medico per lungo tempo, influenzando la sua serenità».

Inoltre, se la responsabilità penale viene configurata, il medico è «costretto a seguire rigidamente i protocolli, il che a volte può impedire al paziente di ricevere l’aiuto che dovrebbe avere da parte del medico. È necessario rivedere e disciplinare il sistema in modo che le richieste infondate possano essere regolate in qualche modo. Queste sono azioni temerarie e ritengo che il comportamento di coloro che agiscono in questo modo avventato debba essere sanzionato. È importante rivedere la normativa e la disciplina legislativa in merito».

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Questa situazione ha portato alla fuga dal mercato di molte compagnie assicurative: «Si parla di desertificazione del mercato – spiega Alessia Alessi, consigliere Ordine degli Avvocati di Roma – perché le compagnie assicurative tendono a evitare o a proporre condizioni insostenibili, specialmente alle strutture pubbliche ma anche a quelle private, sia nei premi che nei massimali, il che porta a gare deserte o a una mancanza di interesse da parte delle strutture sanitarie nell’acquistare polizze, preferendo invece affidarsi al sistema di auto-assicurazione e auto-ritenzione, che funziona molto bene. La Legge Gelli – continua – rende l’assicurazione obbligatoria e prevede questa doppia possibilità. Con l’emissione del decreto attuativo sui requisiti minimi delle polizze, probabilmente si assisterà a un ritorno alla stipula di polizze assicurative a vantaggio delle strutture, dei professionisti e degli assistiti. Riteniamo che sia necessario trovare un punto di equilibrio tra la necessità di assistenza, la tutela del paziente, la responsabilità della struttura e la serenità del professionista che opera in questo settore».

Ad oggi il corretto assolvimento dell’obbligo formativo è un elemento utile in sede di giudizio per dimostrare la diligenza del medico a livello generale. «La formazione rappresenta un elemento cruciale per l’esercizio della professione in tutti i campi – spiega Alessi -. Come ordine degli avvocati, collaboriamo attivamente con l’Ordine dei Medici e con l’Istituto di medicina legale dell’Università Sapienza di Roma per offrire programmi formativi ai professionisti e agli avvocati che operano nel campo della responsabilità sanitaria. È essenziale promuovere la formazione continua in questo settore, considerando che i professionisti si trovano spesso a lavorare congiuntamente in tutte le cause legate alla responsabilità sanitaria. Pertanto, riconosciamo l’importanza fondamentale della formazione in questa materia».



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