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Nell’ultima stagione di “Emily in Paris”, la popolare serie Netflix creata da Darren Star, si verifica un curioso episodio che coinvolge il noto marchio di caffè Lavazza, che viene maliziosamente rinominato “Bavazza”. In un episodio, Luc, un collega di Emily, propone di lanciare una campagna pubblicitaria per il caffè “Bavazza”, affermando che è sinonimo di lusso italiano e rivolgendosi al mercato francese. Fa riferimento, in modo ironico, alla storica rivalità tra italiani e francesi su vari fronti, tra cui il vino e il calcio, per poi concludere che gli italiani hanno il miglior caffè.

Il marchio Lavazza, pur essendo citato nel programma, ha scelto di non partecipare a nessun accordo commerciale con la produzione, il che ha portato alla creazione di questo nome alterato. Emily, il personaggio principale, gioca con la situazione, suggerendo di chiamare gli espresso martini “bavazzatini”.

La reazione del pubblico sui social media è stata piuttosto critica, con molti utenti che hanno trovato questa storpiatura imbarazzante, descrivendo “Bavazza” come “un marchio da Topolinia”. La situazione ha sollevato risate e ironia, e Lavazza ha deciso di rispondere con un video promozionale in tono scherzoso. Il video mostra un robot di nome Luigi, protagonista di una campagna chiamata “Pleasure makes us human”, che crolla a terra dopo aver sentito il nome “Bavazza”. La didascalia del video recita: “Ecco cosa succede quando qualcuno dice Bavazza”, evidenziando il modo in cui Lavazza ha creato un collegamento ludico con l’accaduto.

Questa situazione ha messo in luce l’importanza del branding e delle collaborazioni tra marchi e produzioni televisive, nonché le reazioni che possono scaturire da scelte creative inaspettate. In definitiva, Lavazza ha scelto di gestire la polemica con un tocco di umorismo piuttosto che con indignazione, dimostrando la sua capacità di affrontare critiche e malintesi con leggerezza. La vicenda ha rivelato anche quanto sia vitale mantenere un certo controllo sulla propria immagine e reputazione in un’epoca in cui i social media possono amplificare rapidamente le reazioni del pubblico.

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