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«Le minacce, il pugno in faccia, il sangue e i punti…». Parla il ginecologo aggredito a Napoli


Due medici aggrediti selvaggiamente nel giro di pochi giorni a Napoli, e si riaccende il tema (in realtà mai sopito) delle continue violenze ai danni del personale sanitario. Le vittime, un ginecologo e un medico di base, hanno riportato lesioni, che prima o poi guariranno. A non guarire, invece, sarà probabilmente il senso di sfiducia nei confronti di un sistema che ancora non trova il modo per tutelare lavora al servizio della salute del prossimo. Che spinge a chiedersi se vale davvero la pena rischiare così tanto. E la risposta arriva, ogni giorno, quando quel camice bianco si sceglie ancora una volta di indossarlo.

Parla il ginecologo aggredito a Napoli

«Giovedì pomeriggio, mentre non ero di turno, una mia paziente partorisce in modo fisiologico – racconta ai microfoni di Sanità Informazione il professor Domenico Labriola, ginecologo dell’AOU “Luigi Vanvitelli” –  ma il pomeriggio seguente il neonato viene trasferito in TIN in quanto a seguito di esami espletati per una sintomatologia sospetta, era effettivamente emersa una piccola emorragia cerebrale, situata in una parte del cervello tale da non mettere a rischio la salute del bambino, e che si sarebbe infatti spontaneamente risolta il giorno dopo. Purtroppo il sabato mattina – spiega – mentre ero di turno, un parente del bambino mi minaccia di morte e mi sferra un pugno in pieno volto. Ho riportato sette punti di sutura per una ferita lacero-contusa».

«Scoramento e tristezza: siamo lasciati soli»

«Non sono arrabbiato – confessa – sono rattristato. Provo un profondo senso di scoramento: sono quasi quarant’anni che esercito questa professione, oggi le madri di cui ho visto nascere le figlie, me le affidano a loro volta con rinnovata fiducia. Eppure accadono questi episodi, e le istituzioni non muovono un dito. La mia sensazione – conclude Labriola – è che ci sia troppo permissivismo che mette a repentaglio la nostra tranquillità professionale, perché gli aggressori la maggior parte delle volte la passano liscia».

L’aggressione al medico di famiglia

L’altro episodio è avvenuto stamattina in uno studio di medicina generale di Giugliano, in provincia di Napoli. Ad essere colpito con schiaffi e pugni sulla testa e al volto un medico di famiglia, dal quale un paziente da poco dimesso da un pronto soccorso pretendeva la certificazione delle cure ricevute e del percorso terapeutico. Il medico aggredito si trova ora in pronto soccorso per le cure del caso e in attesa di presentare denuncia. «Il collega ha cercato di spiegare di non poter provvedere ad un qualcosa che era di competenza di chi lo aveva preso in carico – ha affermato Luigi Sparano, segretario provinciale FIMMG – ma in un attimo si è trovato investito da una scarica di pugni».

«Serve chiarezza su ruolo del medico di base»

«Ancora una volta ci troviamo a commentare un’aggressione brutale ai danni di un medico. Un collega che come unica colpa ha quella di fare il proprio dovere. Chiediamo alle istituzioni che si realizzino delle campagne informative che possano servire a sensibilizzare i pazienti, ma anche a far comprendere quelli che sono i compiti del medico di famiglia. Troppo spesso i cittadini fanno ricadere sul medico di medicina generale compiti che non possono competergli. Si sfoga su di noi una rabbia sociale – conclude – legata spesso anche ad una scarsa comprensione dei necessari meccanismi di diagnosi e cura».

 



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