I cambiamenti climatici degli ultimi anni stanno avendo ripercussioni sullo stile di vita non solo dell’uomo ma anche degli animali. In particolare, le scimmie urlatrici messicane, celebri per le loro grida potenti, stanno letteralmente cadendo dagli alberi, colpiti da disidratazione e colpi di calore.
La situazione è critica nello stato del Golfo di Tabasco, dove dal 16 maggio sono state trovati morti 138 esemplari. Il veterinario Sergio Valenzuela descrive scene strazianti: “Li abbiamo accolti in uno stato di estrema disidratazione e febbre alta. Erano come stracci, colpiti da un colpo di calore micidiale“. Il biologo Gilberto Pozo aggiunge che le scimmie precipitavano dalle chiome come frutti marci. La disidratazione era tale da uccidere gli esemplari in pochi minuti.
Il ministero dell’ambiente ha confermato la crisi ambientale, ma le cause precise restano incerte. Tra le ipotesi, si parla di colpi di calore, mancanza di liquidi, denutrizione e persino uso di insetticidi sulle coltivazioni. Le analisi in corso mirano a fare luce su questo disastro ma non è un segreto che le estinzioni delle razze animali siano un problema strettamente legato al fattore ambiente.
In particolare, la specie Alouatta palliata, considerata “vulnerabile” dalla lista rossa IUCN, sembra pagare il tributo più alto. Nonostante la loro adattabilità al clima tropicale, le ondate di calore estremo stanno superando la loro resistenza. Ma la fauna selvatica non è l’unica a soffrire. Tra il 17 marzo e l’11 maggio, almeno 26 persone hanno perso la vita a causa del caldo estremo. Le temperature record sono state registrate in 10 grandi città messicane, compresa la capitale. Gli esperti avvertono che il peggio potrebbe arrivare con picchi di 45°C previsti per fine maggio e giugno.
I ricercatori dell’Università Nazionale Autonoma del Messico attribuiscono questa escalation di caldo all’effetto combinato del fenomeno climatico El Niño.