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Il 28 settembre 2024, durante un corteo pro Palestina a Milano, sono stati esposti cartelli che accusavano diverse figure pubbliche, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre, di essere “agenti sionisti”. Questi attacchi hanno suscitato una forte risposta da parte della politica italiana, con numerosi esponenti che hanno espresso solidarietà a Segre e agli altri menzionati, tra cui il ministro della Difesa Guido Crosetto e Riccardo Pacifici.

Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha condannato fermamente gli insulti e le diffamazioni, sottolineando che queste violenze verbali non possono essere tollerate. Ha espresso il suo sostegno personale e quello del Senato ai destinatari degli insulti. Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, ha parlato di una crescente serie di minacce e ha sostenuto la necessità di solidarietà nei confronti della comunità ebraica.

Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, ha ribadito che Liliana Segre merita rispetto per la sua storia e il suo impegno, descrivendo gli eventi di Milano come un attacco indegno che danneggia l’immagine della città, conosciuta per la sua apertura e pluralismo culturale. Enrico Borghi di Italia Viva ha definito la protesta come espressione di “foga cieca e settaria”, denunciando la strumentalizzazione della figura di Segre, simbolo della Shoah e della democrazia.

Tutti i commentatori hanno sottolineato l’importanza di isolare tali derive fanatiche e intolleranti che non solo inquinano il dibattito pubblico ma possono anche esacerbare le tensioni sociali. La condanna unanime di questo episodio dimostra la preoccupazione per l’antisemitismo e il desiderio di proteggere il valore della democrazia e del rispetto reciproco. La vicenda evidenzia il clima di crescente preoccupazione per gli attacchi verbali e le campagne diffamatorie che colpiscono non solo esponenti politici ma anche la comunità ebraica nel suo complesso, richiamando l’attenzione sulla necessità di un impegno collettivo contro l’odio e la divisione.

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