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Nel 2022 il mercato del lavoro continua la ripresa avviata nell’anno precedente, dopo il crollo registrato nel 2020 a causa della crisi pandemica. Lo rileva l’Istat nel focus Mercato del lavoro e redditi: un’analisi integrata- Anno 2022 dal quale emerge che rispetto all’anno pre-pandemia 2019, nel 2022 si osserva un aumento del tasso di occupazione della popolazione di 15-64 anni dal 59% al 60,1% +1,1 punti percentuali, accompagnato da una riduzione del tasso di disoccupazione dal 10,1% al 8,2%, -1,9 p.p. e da una sostanziale stabilità del tasso di inattività dal 34,5% al 34,3%, -0,2 p.p..
Il report segnala che il Mezzogiorno, pur caratterizzato da tassi di occupazione più bassi, pari al 46,7% nel 2022, registra, rispetto al 2019, un aumento del tasso relativamente più elevato +1,9 p.p.. L’aumento riguarda in particolare il quinto più povero +2 p.p.. In controtendenza la variazione del tasso di occupazione nei due quinti più ricchi del Nord-ovest -0,9 p.p. e -0,4 p.p. e nel penultimo quinto del Nord-est -1,3 p.p..

Quanto al divario dei tassi di occupazione tra i più e i meno istruiti cresce all’aumentare del reddito: nel quinto più povero il tasso di occupazione è il 54,7% tra chi ha un titolo universitario +23,4 p.p. rispetto ai meno istruiti mentre nel quinto più ricco il tasso è l’89,1% +31,7 p.p.. Il recupero dei livelli occupazionali rispetto all’anno pre-pandemia cresce all’aumentare del livello di istruzione e raggiunge +1,6 p.p. per chi ha un’istruzione universitaria e l’aumento è relativamente maggiore nel secondo quinto + 3,5 p.p..

La quota di dipendenti a tempo indeterminato cresce all’aumentare del reddito: nel primo quinto, è pari al 15,1% degli individui con 15-64 anni e progressivamente sale al 57,1% nel quinto più ricco contro il 39,8% in media. I dipendenti a termine invece sono relativamente più presenti nel secondo e nel terzo quinto circa il 10% a fronte di un valore medio dell’8,1%: la discontinuità dei rapporti di lavoro tende infatti a comprimere i redditi familiari.

I lavoratori autonomi con dipendenti costituiscono il 5,8% degli individui nel quinto più ricco a fronte del 3,5% in media, mentre, se privi di dipendenti rappresentano circa l’11% degli individui nei due quinti estremi a fronte dell’8,7% medio, una polarizzazione determinata dall’eterogeneità dei profili professionali.

Infine, la quota dei dipendenti a tempo indeterminato è aumentata rispetto al 2019 +1,4 p.p., con un picco di +1,9 p.p. nel quinto centrale, mentre quella dei lavoratori autonomi senza dipendenti è diminuita -0,7 p.p.: questa componente non ha ancora recuperato il livello pre-pandemia, in particolare nel primo quinto di reddito -1,1 p.p..

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