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sabato, Ottobre 19, 2024
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Migranti in Albania, il piano del governo: due ipotesi dopo la fermata

Dopo la decisione dei giudici di Roma di rimandare in Italia i migranti recentemente trasferiti, il governo italiano sta considerando due ipotesi per superare l’impasse relativa al modello Albania. La presidente Giorgia Meloni, attualmente in Libano, ha annunciato un Consiglio dei ministri che si terrà lunedì per definire una soluzione al problema.

Meloni ha sottolineato che non è compito della magistratura stabilire quali Paesi siano considerati sicuri, ma spetta al governo farlo. Secondo fonti governative, ci sono due strade che l’esecutivo potrebbe seguire. La prima consiste nel sostituire l’attuale decreto interministeriale che elenca i Paesi terzi con un decreto legge, elevando quindi la norma a un livello superiore. La seconda opzione prevede l’adozione di una legge specifica che designi il ministero degli Esteri come l’organo responsabile per l’elaborazione dell’elenco dei Paesi sicuri.

Attualmente, l’elenco dei Paesi considerati sicuri comprende 22 nazioni ed è regolato da un decreto interministeriale. Lunedì, il governo deciderà se rendere definitivo questo elenco attraverso un decreto legge o se emanare una norma che attribuisca per legge al ministero degli Esteri il compito di definire quali Paesi siano sicuri e quali no. È chiaro che l’esecutivo è intenzionato a procedere con decisione. Un ragionamento che emerge dai vertici di Palazzo Chigi suggerisce che il ministero degli Esteri, essendo dotato di strutture diplomatiche e di intelligence a livello globale, dovrebbe essere in grado di fornire informazioni sui Paesi sicuri. Se non riesce a farlo, potrebbero sorgere interrogativi sulla sua utilità.

In questo contesto, il governo si prepara a prendere delle decisioni che possano consentire di gestire al meglio la situazione dei migranti, cercando di garantire il rispetto delle normative e di tutelare la sicurezza nazionale. La questione richiede quindi una risposta chiara e articolata, nel tentativo di evitare ulteriori conflitti con la magistratura e di creare un quadro legislativo più robusto e definito riguardo alla questione dei Paesi sicuri.

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