Negli Stati Uniti, un uomo è deceduto dopo aver contratto il virus della febbre di Lassa al rientro da un viaggio in Africa occidentale. Ricoverato in isolamento presso l’Università dell’Iowa, è morto poco dopo la diagnosi. Gli esperti considerano il rischio di diffusione della febbre di Lassa basso, poiché la malattia si trasmette principalmente attraverso il contatto con ratti infetti o i loro fluidi corporei. Non esistendo vaccini, i medici hanno fornito informazioni su come riconoscere i sintomi e l’unica cura disponibile.
Il caso di febbre di Lassa è stato segnalato il 29 ottobre, subito dopo il ritorno del paziente dagli Stati Uniti. L’uomo è stato ricoverato presso il Medical Center dell’Università dell’Iowa e ha perso la vita nel pomeriggio. Secondo il CDC e il Dipartimento della Salute dell’Iowa, il rischio per la popolazione generale rimane minimo e la febbre di Lassa si riscontra principalmente in Africa occidentale.
La febbre di Lassa è un’infezione virale accertata, causata dal virus Lassa, che appartiene alla famiglia degli arenavirus e si diffonde principalmente tramite ratti del genere Mastomys. Il contagio avviene attraverso il contatto diretto con urina o feci di ratti infetti o tramite trasmissione da persona a persona. A differenza di altre malattie come il COVID, la febbre di Lassa non si trasmette per via aerea.
Sintomi comuni includono febbre, mal di gola, nausea e, in alcuni casi, sanguinamento, manifestandosi tipicamente entro una o due settimane dall’infezione. Circa l’80% delle persone infette mostra sintomi lievi o assenti, mentre nel restante 20% i sintomi diventano gravi, con possibili complicazioni come emorragie e insufficienza renale. Le donne in gravidanza presentano un alto rischio di aborto spontaneo.
Il trattamento è basato principalmente sull’antivirale Ribavirina, efficace se somministrato nella fase iniziale dell’infezione. Sebbene non esistano vaccini, si raccomanda di evitare il contatto con i ratti e mantenere pulite le abitazioni per prevenire il contagio. Secondo gli esperti, non c’è motivo di eccessivo allarmismo, dato che la malattia è contenuta principalmente in Africa occidentale e non si diffonde facilmente.