Il Disegno di Legge sulla Manovra 2025, secondo Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, non risponde adeguatamente alle necessità della sanità pubblica. Le risorse allocate risultano insufficienti per risollevare un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in difficoltà, mancando di coprire tutte le misure previste e di affrontare priorità fondamentali per la sanità pubblica.
Durante l’audizione della Fondazione GIMBE presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, Cartabellotta ha espresso la sua preoccupazione riguardo all’uso della sanità come terreno di scontro politico, suggerendo proposte per il rifinanziamento del Fondo Sanitario Nazionale (FSN). Ha sottolineato l’ambiguità nell’articolo 47 riguardante il “Rifinanziamento del Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard”, poiché vengono comunicati solo gli incrementi cumulativi senza specificare le risorse aggiuntive annuali. Ha quindi proposto di rinominare l’articolo per chiarire i dati relativi all’incremento e al valore rideterminato del FSN.
La Fondazione ha evidenziato che la crescita del FSN è notevolmente insufficiente rispetto alle esigenze della sanità pubblica, che fatica a garantire equamente il diritto alla salute. Cartabellotta ha evidenziato la diminuzione degli investimenti nella sanità rispetto alla ricchezza nazionale, dimostrando che la salute non è una priorità per il Governo attuale.
Inoltre, ha messo in evidenza come la quota di PIL destinata alla sanità stia diminuendo, scendendo sotto la soglia del 6% con la Manovra 2025, segnando un minimo storico. Questo trend segna un continuo disinvestimento nella sanità pubblica dal 2012 a oggi. Analizzando le misure dell’articolo 47 della Manovra 2025, emerge un divario significativo tra le risorse stanziate, circa € 10,2 miliardi, e i circa € 29 miliardi necessari.
Inclusi in questo divario ci sono priorità fondamentali, come un piano straordinario per le assunzioni di medici e infermieri e risorse per ridurre il payback sui dispositivi medici. Inoltre, i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), attesi da otto anni, rischiano di essere rinviati oltre il 1° gennaio 2025 a causa della scarsità di risorse allocate. Le Regioni più virtuose potrebbero dover affrontare tagli dei servizi o aumentare le imposte regionali.