pietro orlandi pista londra 1

Pietro Orlandi torna a discutere della “pista di Londra” relativa al caso di sua sorella Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983. Durante un’intervista a Verissimo, Orlandi ha supportato l’ipotesi che Emanuela possa essere stata rapita e trasferita a Londra, dove sarebbe stata tenuta in cattività fino al 1997. Questa teoria si basa sull’incontro di Pietro con un uomo che si è presentato come uno dei carcerieri di Emanuela. L’individuo, che si è poi volatilizzato, ha rivelato dettagli sul periodo di prigionia della giovane, indicandosi come Vittorio Baioni, ex membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari.

Nell’intervista, Orlandi ha sottolineato che Baioni ha avuto un ruolo logistico nella detenzione della sorella, pur non essendo a conoscenza delle motivazioni dietro il rapimento. Ha confermato di aver trascorso attivamente del tempo a Londra fino al 1997. Oltre a Baioni, Orlandi ha menzionato anche Stefano Sderini, che sembra aver collaborato con Baioni e, secondo Orlandi, potrebbe essere attualmente in fuga in Sud America.

La “pista di Londra” ipotizza che Emanuela sia stata sequestrata e sottoposta a tortura, e che abbia vissuto sotto falsa identità fino al 1997. Pietro Orlandi ha espresso la sua frustrazione riguardo la mancanza di azioni da parte delle autorità competenti per indagare a fondo queste rivelazioni. Ha evidenziato connessioni tra il Vaticano e il Ministero della Difesa italiano, citando un presunto volo Roma-Londra che non è stato approfondito adeguatamente.

Orlandi ha ulteriormente lamentato la staticità delle indagini e ha chiesto un’inchiesta approfondita, ritenendola fondamentale poiché ci sarebbero troppi elementi e coincidenze da considerare. Ha riferito di avere fiducia nella Commissione bicamerale d’inchiesta, sottolineando l’importanza di collaborare con le procure di Roma e del Vaticano per fare luce su questo caso intricato e doloroso. Queste affermazioni rappresentano un nuovo tentativo di far avanzare le indagini su un mistero che continua a segnare non solo la famiglia Orlandi, ma anche l’opinione pubblica.

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