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quali rischi? Lo spiega un progetto finanziato con PNNR


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si prende cura anche dell’ambiente. E lo fa attraverso il bando di ricerca “salute – ambiente – biodiversità – clima”. A vincerlo è stata la Regione Friuli Venezia Giulia che, grazie ad un progetto sull’inquinamento ambientale sviluppato con il coordinamento tecnico-scientifico dell’Irccs materno infantile “Burlo Garofolo” di Trieste, si è aggiudicata un finanziamento che supera i due milioni di euro. L’iniziativa prevede la partecipazione, oltre al Friuli Venezia Giulia, di altre quattro regioni italiane: il Piemonte, la Toscana, il Lazio e la Sicilia.

Gli obiettivi del progetto

Al centro del progetto ci sono le donne in gravidanza, i feti e i bambini.  Attraverso questa iniziativa scientifica gli studiosi intendono  aumentare le conoscenze sul carico di esposizione ambientale in Italia di questi soggetti, così da poter proporre interventi mirati alla riduzione sia dell’esposizione all’inquinamento ambientale, che dei rischi che ne conseguono.

Il sito web “Ambiente e primi 1000 giorni”

Non è la prima volta che il Burlo Garofolo punta i riflettori sul rapporto tra salute e inquinamento ambientale: grazie ad precedente progetto, realizzato con il supporto finanziario del Ministero della Salute-Ccm e focalizzato su inquinamento outdoor e fumo di sigaretta, è stato sviluppato il sito web “Ambiente e primi 1000 giorni” e redatto un documento di consenso. Sottoscritto, nel 2021, dalle principali società scientifiche pediatriche italiane ha permesso di identificare azioni concrete per ridurre l’inquinamento e il suo impatto sulla salute e per costruire contesti di vita sani.

La metodologia di monitoraggio dell’inquinamento ambientale

Per dar vita al nuovo progetto finanziato dal PNRR, saranno raccolti dei dati relativi ad esposizioni inquinanti outdoor e indoor e a fattori climatici nei primi mille giorni e sui rischi per la salute associati, sia attraverso uno specifico questionario, che dall’analisi di campioni biologici. Il questionario indaga l‘ambiente socio-economico, le abitudini alimentari ed una serie di esposizioni relative alle occupazioni materne, al traffico ed agli stili di vita. Utilizzati anche modelli basati sulla georeferenziazione degli indirizzi di residenza degli intervistati che permettono di valutare se e quanto siano esposti a polveri sottili e ossidi di azoto. Le analisi di laboratorio, poi, consentono di individuare la presenza di metalli pesanti, markers di stress ossidativo e compiere valutazioni epigenetiche.

Comunicazione e formazione sull’inquinamento ambientale

Una parte del progetto prevede una diretta interazione con i cittadini. Sarà realizzata un’App, rivolta in particolare alle donne in gravidanza e nei primi mesi post partum, sulle possibili esposizioni nei primi mille giorni di vita del futuro nascituro all’inquinamento ambientale e sui possibili rischi per la salute. Attraverso queste stessa applicazione sarà possibile consultare anche informazioni sui livelli giornalieri di inquinanti atmosferici.

Altre iniziative formative saranno rivolte, invece, agli operatori del sistema sanitario nazionale, attraverso corsi a distanza, attivazione di borse di studio e di ricerca e di borse per la partecipazione a dottorati di ricerca, a master universitari, a corsi monografici nazionali e internazionali.

 



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