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Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Communications, ha fatto parlare di sé per delle protagoniste indiscusse: alcune farfalle della specie Vanessa cardui. Curiosi di scoprire di cosa si tratta?

Rimanendo in tema di record, ma senza scomodare i giganti realmente esistiti, questa volta cercheremo di analizzare un volo di 4.200 chilometri sopra l’oceano Atlantico in meno di otto giorni. Ecco l’impresa di cui vi parleremo oggi.

Un team internazionale di esperti, ha potuto da poco riportare l’incredibile traguardo: dall’Africa occidentale al Sud America. Ma andiamo con ordine.

Dopo aver analizzato le traiettorie dei venti, individuando un corridoio che avrebbe potuto “facilitare” il loro viaggio dall’Africa al Sud America, i ricercatori hanno studiato la diversità genetica delle farfalle ritrovate da un entomologo su una spiaggia della Guyana francese. I risultati sono chiari e non lasciano spazio a dubbi: gli esemplari osservati in Sud America erano imparentati con popolazioni dell’Europa e dell’Africa. Ma come è stato possibile tutto ciò?

Nello specifico, oltre a varie analisi chimiche effettuate sugli insetti, lo studio dei pollini depositati sui corpi delle farfalle ha permesso di identificare due piante che si trovano esclusivamente in Africa. Appare dunque chiaro che le farfalle hanno necessariamente visitato i fiori di quella regione così lontana.

Hanno raggiunto il Sud America dall’Africa occidentale, volando per almeno 4.200 chilometri sopra l’Atlantico, ma il loro viaggio potrebbe essere stato anche più lungo. Potrebbero infatti essere partite dall’Europa e aver attraversato tre continenti, con una migrazione di 7.000 chilometri o più. Questa è un’impresa straordinaria per un insetto così piccolo“, ha dichiarato Clément Bataille, professore all’Università di Ottawa in Canada, a capo dello studio.

Dopo aver conosciuto lo Yaguarondi che parla in 13 modi diversi, il mondo animale continua a stupirci ancora una volta. I ricercatori però, ci tengono a ribadire come il principale responsabile di simili traversate, potrebbe essere (neanche a dirlo) il cambiamento climatico. Bisognerà costantemente monitorare questi eventi, poiché le implicazioni future potrebbero sconvolgere completamente migliaia di ecosistemi.



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