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La critica internazionale ha accolto con toni per lo più negativi “143”, il nuovo album di Katy Perry. Le recensioni difettano di lodi, anzi, sono caratterizzate da stroncature implacabili. Il Guardian sottolinea che, nonostante il lavoro non sia proprio disastroso, non è nemmeno di buona qualità, mentre NME lo descrive come piuttosto noioso. The Independent va oltre, affermando che l’album appare datato, con una nostalgia malintesa per gli anni ’90 che contrasta con le tendenze musicali contemporanee.

Musicalmente, la maggior parte delle tracce si muovono su ritmi influenzati dalla musica house, creando un’atmosfera poco avvincente. “143” sembra una fusione stanca tra la Katy Perry del passato e un tentativo di adattamento a suoni più urban, ma il risultato è una mescolanza di ritmi banali e richiami a pezzi europop degli anni ’90. Addirittura, il brano “Gimme Gimme” offre beat simili a quelli della pista di danza di “Yoshi” di Machete.

Tuttavia, non tutto è da buttare; il pezzo “I’m His, He’s Mine” si distingue per il suo groove ispirato a “Gypsy Woman” di Crystal Waters, e “Lifetimes” presenta un riff di pianoforte nostalgico, che ricorda l’italo house. D’altra parte, il singolo di lancio “Woman’s World” è descritto come infelice, e “Crush” è visto come un mix poco convincente tra Alexia e “Dragostea Din Tei” degli O-Zone.

In sintesi, “143” è un album che non riesce a decollare e delude le aspettative, considerando il potenziale artistico di Katy Perry, sempre sinonimo di un pop vivace e di qualità. La critica concorda nel rimandare l’artista a un futuro lavoro, auspicando in una svolta più creativa e rinfrescante. Le valutazioni degli esperti sono basse, con punteggi che non superano il 6, e ci si aspetta che alcuni brani come “Gorgeous”, “I’m His, He’s Mine” e “Lifetimes” possano fornire qualche spunto positivo in un album altrimenti da evitare.

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