martedì, Ottobre 1, 2024
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Scandalo ginnastica ritmica, il monito dei medici: «Non sottovalutare i rischi della triade dell’atleta»


I maltrattamenti denunciati da Anna Basta e Nina Corradini, ex atlete della nazionale italiana di ginnastica ritmica, sembrano essere solo la punta di un iceberg che sta investendo la Federazione e che ha portato decine di ragazze in ogni parte del paese a parlare e raccontare storie di violenza psicologica e in alcuni casi fisica per inseguire canoni di magrezza ritenuti necessari per primeggiare in pedana. Un vaso di pandora che si è improvvisamente scoperchiato mettendo in luce situazioni di privazioni destinate a lasciare su queste ragazze cicatrici profonde misconosciute all’opinione pubblica. Non però agli specialisti che da anni cercano di correggere i danni causati da diete sbagliate o estremizzate sui fisici di giovanissime promesse dello sport.

Ossa fragili e ormoni impazziti

«Uno degli aspetti che a noi medici fa più paura è quando ci troviamo di fronte a ginnaste o sincronette. È la cosiddetta triade dell’atleta: magrezza, amenorrea e osteoporosi, quella condizione per cui la ginnasta sottoposta ad un regime alimentare insufficiente va incontro ad una serie di cambiamenti dell’organismo», spiega Daniela Lucini, responsabile del servizio di Medicina dello Sport ed Esercizio Fisico e Direttore del Laboratorio sperimentale di ricerche di medicina dell’esercizio fisico dell’Istituto Auxologico italiano.

Le conseguenze di un comportamento alimentare errato sono immediate, ma possono essere anche dilatate nel tempo. «Una riduzione eccessiva dell’apporto calorico necessario genera nell’atleta amenorrea dovuta ad una disfunzione ipotalamica – sottolinea Lucini -. Questo ha un impatto enorme sulla salute, in particolare delle ossa tanto che nel tempo si arriva ad avere problematiche di osteopenia o di osteoporosi, ovvero disturbi generati dalla diminuzione della densità minerale ossea, con un conseguente indebolimento delle ossa, che espongono le atlete a facili fratture».

In altri casi lo squilibrio ormonale generato dall’amenorrea può portare a irsutismo con conseguente crescita eccessiva di peli. «Il problema è che molto spesso si guarda alla performance immediata e si perde di vista invece quello che succederà a trenta o quarant’anni – sottolinea la specialista -. Senza dimenticare che ai danni fisici si sommano i problemi legati alla sfera psicologica». Per inseguire il risultato si rischia dunque di compromettere fisico e psiche di atlete giovanissime.

Come un doping

«Avere un peso e una forma di un certo tipo in certi sport è essenziale, ma il problema è arrivare ad ottenere quei canoni in modo sbagliato, come accade per il doping. Si sa che le sostanze dopanti fanno male ma la performance momentanea prevale sul discorso educativo – rimarca Lucini –. Il messaggio che il mondo medico vuole dare a queste ragazze è che esiste un modo corretto di alimentarsi, che significa dare la giusta quantità di energia per fare ciò che serve, garantendo una composizione corporea con la giusta massa muscolare e con la giusta massa grassa che, se pur poca, deve essere comunque presente. L’alternativa è mangiare niente o male, essere fuori forma e andare incontro a problemi fisici e psicologici».

Anoressia e bulimia

Uscire da questo circuito però, come è emerso nelle storie raccontate dalle giovanissime ginnaste, sembra essere estremamente difficile. Queste giovani atlete quando lasciano l’agonismo, non avendo una educazione alimentare corretta alle spalle, mangiano in modo disordinato, spesso alternano grandi abbuffate a sensi di colpa che sfociano in digiuni forzati, il cibo diventa una ossessione e il rischio dell’anoressia e della bulimia è molto alto. «Il consiglio da dare alle giovani atlete è di rivolgersi a medici specialisti che hanno le capacità e le conoscenze giuste per seguirle in maniera corretta. Chi evidenzia dei danni deve rivolgersi ad uno specialista per valutare la densità ossea, la massa muscolare, i valori del sangue e mettere in atto programmi di alimentazione corretta e di attività fisica moderata che non deve venire meno. Dal punto di vista ormonale è importante poi rivolgersi ad un endocrinologo», aggiunge Lucini.

I campanelli di allarme

«Quanto accaduto nel mondo della ginnastica ritmica non ci stupisce – rimarca Leonardo Mendolicchio, Direttore del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) di Auxologico Piancavallo – abbiamo sentito tante ragazze negli ultimi anni praticare diverse discipline a livello agonistico spinte a diete molto rigide, a confronti sul peso e sull’alimentazione spesso ai limiti delle vessazioni che poi hanno determinato l’insorgenza di disturbi alimentari».

Per il Direttore del DCA di Piancavallo è fondamentale riconoscere i campanelli di allarme che le giovanissime atlete lanciano: «I genitori devono stare molto attenti a percepire situazioni di malessere nella ginnasta – puntualizza –, come mancanza di volontà ad andare agli allenamenti, sbalzi di umore e suscettibilità accentuata. In tal caso è bene vigilare ed evitare che il malessere sfoci in anoressia o bulimia. La scienza medica parla di triade dell’atleta e quando si riscontrano magrezza, amenorrea e fragilità ossea, è necessario intervenire. Al riguardo sarebbe interessante andare a sondare tra le varie discipline più a rischio, dove il corpo è più esposto, quante atlete non hanno il ciclo mestruale, hanno una magrezza evidente e quante, a causa di questo, iniziano ad avere problemi di osteoporosi. È un tema molto delicato e anche molto sottovalutato».

Auxologico: un centro DCA aiuta le giovani atlete

Ai traumi fisici occorre poi aggiungere il grande capitolo delle ferite psicologiche difficili da rimarginare. Il centro Auxologico sui disturbi del Comportamento Alimentare diretto dal professor Mendolicchio ha diversi livelli assistenziali: due reparti a Piancavallo più intensivi per l’età evolutiva ed adulta dove vengono ricoverati i casi più gravi; due day hospital, uno a Verbania e uno al San Luca di Milano dove viene fatta una riabilitazione semi residenziale, mentre una rete di ambulatori a Verbania, Milano, Pioltello e Meda permette di dare risposte assistenziali a tutti i pazienti con queste problematiche. «È bene ricordare che prima si inizia un trattamento e si fa una diagnosi specifica, meglio è – ribadisce Mendolicchio -. I tempi di cura e la fatica si dimezzano e la guarigione diventa possibile».

«Più formazione per le allenatrici. Stressare le atlete sul peso è un boomerang»

Sul caso specifico della nazionale di ginnastica ritmica, il Direttore del DCA di Auxologico è molto severo. «Devono imparare a capire che in certe fasce di età occorre utilizzare un linguaggio specifico, avere un comportamento irreprensibile su alcune questioni, nel momento in cui l’adolescente è fragile e insicuro, calcare la mano su alcuni aspetti è assolutamente un boomerang che si ritorcerà contro. Manca un controllo sulla qualità tecnica della comunicazione e della gestione delle dinamiche psicologiche da parte degli allenatori. Mi rendo conto che spesso queste dinamiche sono frutto di un malessere delle allenatrici che proiettano i loro bisogni narcisistici sulle atlete per cui agiscono come non dovrebbero. Un conto è la determinazione e la passione che l’atleta decide di mettere nel proprio sport, ma se questa abnegazione viene spinta e stressata dall’esterno, è assolutamente pericoloso».

 

 



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