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L’Italia è attualmente sotto procedura di infrazione dall’Unione Europea dal 2019 per l’uso prolungato e sistematico di contratti a termine nel settore pubblico, in particolare nella scuola. Il governo Meloni ha risposto a queste accuse introducendo un indennizzo che varia tra 4 e 24 mesi per i precari storici della pubblica amministrazione, che dovranno tuttavia presentare ricorso per riceverlo. Secondo il sindacato Anief, che ha costantemente denunciato il crescente numero di insegnanti precari, dopo tre anni di servizio, i lavoratori dovrebbero essere stabilizzati, in conformità con le leggi sul lavoro europee.

In Italia, molti insegnanti rimangono precari anche fino a 45 anni, rendendoli tra i più anziani d’Europa. Inoltre, il Paese ha uno dei tassi di abbandono scolastico più elevati in Europa, con il 13,1% nel 2022, rispetto al 9,9% della media europea. Nonostante la situazione difficile, i candidati ai concorsi pubblici per l’insegnamento non riescono ancora a ottenere un posto di ruolo. Anche gli stipendi degli insegnanti italiani sono considerati tra i più bassi in Europa, nonostante un recente aumento salariale.

Il governo ha recentemente pubblicato un decreto legge, il DL 131/2024, che aumenta l’indennizzo per i precari da un massimo di 12 a 24 mesi, a seconda della lunghezza del servizio. Marcello Pacifico, presidente di Anief, ha affermato che questa misura potrebbe aiutare circa 400.000 precari, offrendo loro la possibilità di ricevere fino a 24 mensilità come risarcimento per la mancata stabilizzazione. Ogni dipendente scolastico con oltre 36 mesi di servizio a tempo determinato ha ora la concreta opportunità di chiedere questo risarcimento, aprendo la strada per una possibile compensazione per gli anni di precariato.

Questa risposta del governo segna un tentativo di affrontare la grave problematica della precarietà nel settore dell’istruzione, che richiede una risoluzione urgente per garantire stabilità e qualità nel personale educativo e la riduzione del tasso di abbandono scolastico.

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