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Tra le sorprese del CES di Las Vegas c’è stato anche il reveal di MSI Claw, primo handeld di MSI progettato per sfidare a viso aperto ASUS ROG Ally, Lenovo Legion Go e Steam Deck. L’annuncio della portatile dell’azienda taiwanese, che ha quasi rischiato di passare inosservato di fronte ai tantissimi annunci di peso di un CES più incisivo del previsto, è in realtà un piccolo terremoto per il mondo dei PC di questo formato, soprattutto dal punto di vista tecnico: a differenza delle proposte di Valve, ASUS e Lenovo, infatti, MSI Claw opta per un’architettura Intel-based, con un processore Intel Meteor Lake dotato di grafica integrata Intel Arc.
A confronto, invece, le macchine rivali adottano tutte dei chip AMD Ryzen (il Ryzen Z1 o Z1 Extreme per ROG Ally e Legion Go, una APU Van Gogh per Steam Deck). Insomma, con il lancio di MSI Claw, lo scontro titanico tra Intel e AMD sbarca anche nel mondo degli handheld. Ma quale delle due soluzioni è la più convincente? Ciascuna ha pregi e difetti, mentre le reali performance di MSI Claw sono in gran parte un punto interrogativo.

MSI Claw, ASUS ROG Ally e Lenovo Legion Go: cosa cambia e cosa resta

Prima di confrontare le soluzioni messe in campo da MSI, Lenovo e ASUS (eviteremo di parlare di Steam Deck che, per quanto rappresenti una sorta di modello reference, ha troppi anni sulle spalle per uno scontro alla pari), vediamo brevemente le specifiche tecniche di MSI Claw.

La console verrà rilasciata nella prima metà di quest’anno in almeno due configurazioni diverse, una con Intel Core Ultra 5 135H (14 Core e 18 Thread, con frequenza fino a 4,60 GHz) e l’altra con il più potente Intel Core Ultra 7 155H (16 Core e 22 Thread, con frequenza fino a 4,80 GHz). Trattandosi di due processori Meteor Lake, entrambi avranno dei P-Core con architettura Redwood Cove e degli E-Core Crestmont, mentre l’architettura della grafica integrata è la stessa Xe-LPG delle schede per desktop della linea Intel Arc. Il modello meno performante di MSI Claw avrà una iGPU con 7 Xe Core a 2,20 GHz, mentre quello più performante arriverà a 8 Xe Core a 2,25 GHz.
Come su ROG Ally e Legion Go, inoltre, c’è la possibilità di collegare MSI Claw a una scheda grafica esterna tramite Thunderbolt 4: la soluzione del dragone è tanto versatile quanto quella di Lenovo (che utilizza lo standard USB-4 per il medesimo fine) e più di quella di ASUS, che invece impone l’utilizzo del dock proprietario ROG XG Mobile. Lo storage sarà da 1 TB o da 512 GB, mentre la RAM sarà da 16 GB di memoria LPDDR5-6400, esattamente identica a quella di ROG Ally ma meno performante della RAM LPDDR5-7500 di Legion Go.
Per concludere, il TDP del mini-PC portatile targato MSI sarà pari a 28 W (in linea con la concorrenza) e la batteria sarà a sei celle, per un totale di 53 Wh, contro i 49 Wh e i 40 Wh delle proposte Lenovo e ASUS, rispettivamente.

Al di là di CPU e GPU, sulle quali torneremo tra poco, le differenze tra un handheld e l’altro sono poche. D’altro canto, tutti e tre i prodotti montano Windows 11 come sistema operativo (a differenza di Steam Deck che utilizza SteamOS, basato su Arch Linux), mentre persino il design della portatile di MSI è molto simile a quello di ROG Ally.
Se ne era già parlato all’epoca dei primi leak su MSI Claw, ma dopo l’ufficializzazione della console le voci critiche si sono fatte persino più insistenti: la macchina di MSI, effettivamente, è molto simile a ROG Ally in termini di design. Il form factor con schermo da ben 8,8″ e controller staccabili di Legion Go rappresenta ancora un caso a sé (Nintendo Switch a parte, ovviamente).

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Sia la portatile di MSI che quella di ASUS hanno uno schermo da 7″, identico anche nelle specifiche tecniche: 120 Hz di refresh rate, risoluzione pari a 1920×1080 pixel, 500 nit di luminosità di picco. La principale differenza tra le due è che MSI Claw supporta il VRR.
Anche il posizionamento dei pulsanti è pressoché identico tra una console e l’altra e persino l’anello RGB attorno agli stick analogici utilizzato per ROG Ally sembra essere stato d’ispirazione per il competitor. Insomma, in termini di portabilità ed ergonomia le principali proposte sul mercato sono pressoché identiche tra loro.
Certo, Claw ha il vantaggio di essere uscita più di recente e di integrare soluzioni per la connettività come il Wi-Fi 7 e il Bluetooth 5.4, che sui prodotti della concorrenza non ci sono, ma si tratta di ben poca cosa: la differenza, in questo settore, la fanno le performance.

Tutta una questione di architettura

Ecco, parliamo di prestazioni. Per il momento, MSI non ha diffuso dei benchmark ufficiali per l’Intel Core Ultra 7 155H della sua console portatile, però un’idea possiamo comunque farcela guardando ai test eseguiti sui laptop che montano la nuova CPU Intel Meteor Lake, anch’essi presentati proprio nel corso del CES.
Su PassMark – l’unico portale dove abbiamo reperito dei dati immediatamente confrontabili tra Core Ultra 7 155H e Ryzen Z1 Extreme – i due chip raggiungono rispettivamente i 22.992 Punti e i 25.578 Punti in Multi-Core, segnalando dunque un certo distacco della proposta di ASUS rispetto a quella di MSI.

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Però ci sono da fare almeno un paio di considerazioni in favore di quest’ultima. La prima è che le performance in Single-Core delle due APU sono pressoché identiche: 3.511 Punti per la prima, 3.592 Punti per la seconda. Considerato che le prestazioni in Single-Core sono spesso le più importanti nel mondo del gaming, possiamo considerare i due SoC essenzialmente l’uno in pari con l’altro. La seconda è che il test è stato condotto su un laptop di cui non conosciamo marchio, distributore e, soprattutto, profilo energetico. MSI, invece, ha già confermato che la capienza della batteria di Claw permetterà ai giocatori di incrementare i consumi fino al 25% in più rispetto ai livelli standard, spremendo più a fondo il chip Intel e ottenendo quel tanto in più di performance che dovrebbe bastare ad eguagliare il chip Ryzen Z1 Extreme anche in Multi-Core.

Poi c’è da considerare che le CPU Meteor Lake hanno una NPU di nuova generazione integrata, che dovrebbe renderle molto più avanzate di qualsiasi chip della linea Ryzen Z1 nei carichi di lavoro legati all’IA. Per il momento questa differenza potrebbe farsi sentire poco, ma in futuro i settori dell’IA e del gaming saranno sempre più interconnessi tra loro, e un chip capace di gestire al meglio degli applicativi basati sull’Intelligenza Artificiale potrebbe fare la differenza.

L’elefante nella stanza, d’altro canto, non è il processore, ma la grafica integrata, le cui performance restano tutto sommato avvolte nel mistero. Sappiamo per certo che al CES è stata mostrata una demo di Assassin’s Creed: Mirage con XeSS attivato e a settaggi medio-alti, e secondo i presenti il gioco funzionava senza scatti ad almeno 30 fps. Da qui a dire che la iGPU di MSI Claw sarà sicuramente di livello, però, ce ne passa: l’architettura è la Xe-LPG di prima generazione (cioè la stessa delle GPU Arc Alchemist, che dovrebbero essere rimpiazzate dalle rumoreggiate schede video Intel Arc Battlemage nel corso del 2024), con 8 Xe Core e 128 EU, per un totale di 1.024 Shader.
A confronto, la Radeon 780M del Ryzen Z1 Extreme utilizza l”architettura RDNA3 (anch’essa in direzione pensionamento nel corso di quest’anno, a quanto pare) e ha 12 CU con frequenza fino a 2,70 GHz, oltre a 4GB di VRAM. Le svariate prove sul campo ci dicono che la grafica in questione non se la cava affatto male, a patto di non salire oltre i 1080p di risoluzione (per approfondire, trovate le nostre impressioni sul chip nella recensione di Lenovo Legion GO). La domanda è dunque una sola: riuscirà la iGPU del Core Ultra 7 155H a stare al passo con quella del Ryzen Z1 Extreme? In termini prettamente tecnici possiamo ipotizzare un timido “sì” come risposta, ma l’incognita dell’ottimizzazione dei titoli in uscita (nonché di quelli già usciti) e dei driver per le GPU Intel si fa ancora sentire, soprattutto visti i precedenti: il lancio delle GPU Arc Alchemist per desktop, d’altro canto, è stato complicato proprio dalla questione driver, sebbene Intel sia riuscita a recuperare terreno in corso d’opera grazie a un costante lavoro sugli aggiornamenti.



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