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Il 8 settembre 2024, Angelo Binaghi, presidente della Fitp, ha commentato la vittoria di Jannik Sinner, numero uno del mondo, nella finale degli US Open 2024. Sinner ha conquistato il trofeo a New York battendo l’americano Taylor Fritz, ricevendo applausi e complimenti da quasi tutti. Tuttavia, l’assenza di congratulazioni da parte di Nick Kyrgios ha attirato attenzione.

Kyrgios, tennista australiano, è fuori gioco da mesi a causa di un infortunio e ha recentemente assunto una posizione critica nei confronti di Sinner, amplificata da commenti sgradevoli in seguito a un caso di doping che ha coinvolto l’azzurro. Sinner era risultato positivo al clostebol, uno steroide anabolizzante, ma ha dimostrato che la positività è stata causata da contaminazione, evitando quindi la squalifica.

Kyrgios ha chiesto una squalifica di due anni per Sinner e, mentre commentava gli US Open per ESPN, non ha esitato a insinuare la presunta esistenza di un trattamento di favore nei confronti del tennista italiano. I suoi interventi sui social media sono stati controversi, compreso un tweet misogino contro Anna Kalinskaya, ex compagna di Kyrgios e attuale partner di Sinner, e un sondaggio provocatorio che accostava Sinner a emoticon associabili al doping.

Dopo la vittoria di Sinner, Kyrgios ha postato un messaggio di incoraggiamento per Fritz, scrivendo: “Testa alta, campione. Due settimane alla grande, dovresti essere orgoglioso di te”. Tuttavia, non ha detto nulla riguardo a Sinner. Questa mancanza di riconoscimento ha sollevato interrogativi sulla responsabilità sportiva e sulla dirittura morale nel tennis.

La situazione evidenzia le tensioni nel mondo del tennis e come la rivalità tra i giocatori possa influenzare le dinamiche sociali anche al di fuori del campo. Il caso di Sinner e Kyrgios è emblematico delle complessità del mondo sportivo moderno, dove le polemiche e le controversie spesso prendono il sopravvento sui risultati sportivi. La vittoria di Sinner, quindi, non è solo un successo personale, ma anche un confronto con una cultura di competizione e critica incessante, nel quale ogni parola e gesto possono avere un peso enorme.

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