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Il 27 settembre 2024, è stata annunciata una scoperta rivoluzionaria nel trattamento del diabete di tipo 1: un trapianto di cellule staminali riprogrammate ha “azzerato” la malattia in una donna di 25 anni di Tianjin, che ha ricominciato a produrre insulina autonomamente dopo meno di tre mesi dall’intervento. Questa innovazione è il risultato di uno studio condotto dal Research Institute of Transplant Medicine del Tianjin First Central Hospital, pubblicato sulla rivista ‘Cell’. La paziente ha dichiarato: “Ora posso mangiare lo zucchero”, evidenziando l’impatto positivo sulla sua vita quotidiana.

Nel dettaglio, il trapianto è stato effettuato utilizzando cellule staminali prelevate dall’addome della donna, che sono state successivamente chimicamente riprogrammate e coltivate per diventare cellule “Beta” del pancreas. Dopo aver raggiunto la maturità, le cellule sono state trapiantate nel fegato della paziente, dove hanno cominciato a rispondere ai segnali fisiologici come i livelli di glicemia.

Il chirurgo James Shapiro dell’Università di Alberta ha commentato i risultati, definendoli “sorprendenti” e sottolineando che i ricercatori sono riusciti a “invertire completamente il diabete” in un paziente che prima necessitava di elevate dosi di insulina. Questo studio segue un altro ancor più recente, condotto a Shanghai, dove è stato trapiantato con successo tessuto insulinico in un uomo di 59 anni con diabete di tipo 2. La comunità scientifica è quindi molto attiva in this area delle cellule staminali.

Lo studio ha anche messo in evidenza le problematiche legate ai trapianti di isole pancreatiche, che possono curare il diabete, ma limitati dalla scarsità di donatori e dalla necessità di trattamenti immunosoppressori. Le cellule staminali, invece, offrono una potenziale soluzione per la produzione illimitata di tessuto pancreatico, riducendo il rischio di rigetto da parte del sistema immunitario. Secondo i ricercatori, la paziente ha mostrato una significativa indipendenza dall’insulina 75 giorni dopo il trapianto, con un miglioramento sostanziale dei parametri glicemici, dimostrando così l’efficacia di questa nuova terapia.

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