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martedì, Ottobre 8, 2024
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Strage Rigopiano, la sentenza: 25 assoluzioni, caos in aula



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Il primo grado del processo per la strage di Rigopiano – con la morte di 29 persone nel gennaio 2017 – si chiude con 5 condanne e 25 assoluzioni. Caos in aula dopo la lettura della sentenza nell’aula del Tribunale di Pescara. In particolare, assolto l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l’ex presidente della provincia Antonio Di Marco per la strage di Rigopiano. Al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta 2 anni e 8 mesi. In aula alcuni dei familiari hanno applaudito sarcasticamente il giudice Gianluca Sarandrea, per poi gridargli contro ‘ti devi vergognare, è uno schifo, questa non è giustizia’.

Lacchetta è stato ritenuto responsabile limitatamente alla omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Paolo D’Incecco Paolo e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, sono invece ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della S.P. 8, e alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso, nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Concesse a entrambi gli imputati le circostanze attenuanti generiche e operata la diminuente per la scelta del rito, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno.

Sei mesi di reclusione per falso, infine, al gestore dell’albergo e amministratore della società ‘Gran Sasso resort & spa’ Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della stessa società di intervenire su tettoie e verande dell’hotel. L’accusa aveva chiesto 26 condanne per un totale di 151 anni e mezzo di reclusione e 4 assoluzioni. Lacrime e urla in aula, tanto da richiedere l’intervento di poliziotti e carabinieri, costretti a bloccare la tentata aggressione al giudice, blindato in aula.

“Sono sei anni che lottiamo per avere giustizia” dice all’Adnkronos Angela, mamma di Cecilia Martella, tra le 29 vittime di Rigopiano. “Il giudice non lo sa cosa vuol dire tornare a casa e vedere la cameretta di un figlio vuota”. “Signor giudice non finisce qui”, “Str… non mi frega un c…”, “peggio di così”, “ma come si è permesso? Ma non si vergogna?” ha urlato al giudice Giampaolo Matrone, sopravvissuto alla strage di Rigopiano in cui ha perso la moglie Valentina Cicioni, appena ascoltata la sentenza. “In cinque faticavamo a tenerlo”, dice un familiare di un’altra vittima uscendo dall’aula.

Nella tragedia del 18 gennaio del 2017 un albergo del comune di Farindola in provincia di Pescara venne travolto da una valanga. Le vittime furono 29, sepolte sotto ghiaccio, detriti, alberi sventrati dalla slavina e metri di neve. (Dall’inviata Silvia Mancinelli).

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