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La nuova stagione di “Chi l’ha visto?” è iniziata approfondendo il misterioso caso di Emanuela Orlandi, una ragazza scomparsa nel 1983. Durante la trasmissione, condotta da Federica Sciarelli, è intervenuto Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, per discutere un nastro audio che documenta presunti atti di tortura. Questo documento, noto per il suo contenuto inquietante, fu trovato da un giovane giornalista in via della Dataria a Roma. Il nastro presenta su un lato un messaggio di uno dei presunti rapitori e sull’altro una voce femminile in apparenza implorante.

La puntata ha sollevato interrogativi sull’autenticità di questa voce. Si è analizzato se la voce appartenga effettivamente a Emanuela o se riguardi un’altra giovane donna. Gli autori dello show hanno rievocato due teorie sull’origine del nastro: inizialmente, il Sismi, nel 1983, indicò che si trattava di lamenti di una giovane sottoposta a sevizie, mentre in seguito si teorizzò che potesse trattarsi di spezzoni di un film pornografico. La questione è stata approfondita con esperti del settore, che hanno escluso che le registrazioni siano recitate, suggerendo piuttosto una situazione di reale angoscia.

La trasmissione ha messo in luce anche la testimonianza di tre ragazze che, in un processo di tortura che risale a poco prima della registrazione del nastro, descrivero dettagli agghiaccianti delle violenze subite. Uno degli aspetti sorprendenti è la coincidenza temporale tra il riferimento alla privazione del sonno in quelle testimonianze e il contenuto del nastro, dove si sente la frase “per favore mi lasci dormire adesso”, che Pietro Orlandi ha sempre identificato come la voce di sua sorella.

Ulteriore contesto storico viene fornito dalle torture perpetrate dalle forze dell’ordine nell’Italia degli anni ’70 e ’80, in particolare durante operazioni contro le Brigate Rosse. Un ex commissario ha confermato la gravità delle violenze, destando interrogativi sul destino delle tre ragazze che hanno testimoniato, se siano ancora vive e se abbiano avuto accesso al nastro delle torture. A oltre 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la questione dell’identità della voce femminile e delle voci maschili nel sottofondo rimane irrisolta e avvolta nel mistero.

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