Il terapista delle neuropsicomotricità dell’età evolutiva è la seconda professione sanitaria, dopo gli infermieri, per tasso di occupazione nel post laurea: l’83,3% trova lavoro immediatamente, tra gli infermieri la percentuale è di 84,8 (dati del XXIV Report Consorzio interuniversitario di AlmaLaurea Bologna). «È una professione che attrae moltissimo gli studenti poiché offre una formazione ad alta specializzazione – spiega Andrea Bonifacio, presidente della Commissione d’Albo Nazionale dei Terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva -. È una figura unica in Europa e, come tale, fa emergere quanto l’Italia sia all’avanguardia nell’ambito della riabilitazione».

Figura unica in Europa

Grazie alla ricerca scientifica ed agli investimenti nelle nuove tecnologie questo primato non solo viene mantenuto negli anni, ma è in continua evoluzione e miglioramento. «I terapisti della neuropsicomotrictà dell’età evolutiva, oltre ad essere attivi nell’ambito della riabilitazione, sono sempre più impegnati anche nella ricerca specialistica in neuroriabilitazione», aggiunge Bonifacio. Durante la pandemia, poi, c’è stata una forte e repentina espansione della teleriabilitazione. «Abbiamo incrementato l’utilizzo di tutti quei supporti tecnologici che ci permettono di intervenire anche a distanza – spiega il presidente della Commissione d’Albo Nazionale dei Terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva -. Tecnologie utili non sono durante i lockdown che si sono susseguiti in questi oltre due anni di pandemia, ma anche per far fronte alle lunghe liste di attesa».

Il parent trainig

Molti terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva si sono formati, e continuano ad aggiornarsi, per offrire degli interventi a distanza, mediati dai genitori, laddove i tempi di attesa per essere inseriti in un percorso in convezione con il Sistema Sanitario Nazionale siano troppo lunghi. «Con il parent trainig, ovvero un intervento psicoeducativo che ha l’obiettivo di coinvolgere i genitori nel programma riabilitativo e terapeutico intrapreso dai figli, si riesce a sopperire, almeno in parte a questa carenza. Ma ovviamente non può essere considerata “la soluzione”».

Aumentare la presenza nel SSN

Il problema delle liste di attesa va risolto alla radice aumentando numericamente i Terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva attivi nel SSN. «Se è vero che chi si laurea in questo ambito trova facilmente un impiego è altrettanto vero che questo nella maggior parte dei casi non è né stabile, né rispondente alle aspettative del professionista sanitario. Si tratta di contratti a tempo determinato, collaborazioni libero-professionali per lo più in ambito privato. Nel SSN, stando agli ultimi dati, c’è un terpista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva ogni 165mila pazienti, con percentuali anche peggiori in alcune zone d’Italia. Questo si ripercuote sulle liste di attesa: attualmente la media è di due anni, un tempo troppo lungo per i piccoli pazienti. In un bambino di un anno, o che ha solo pochi mesi di vita, ritardare l’intervento riabilitativo pure di un unico mese può anche comprometterne l’esito finale del trattamento. Per questo non c’è mai tempo da perdere – conclude Bonifacio -. Prima si interviene e meglio è».

 



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