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tra incomprensioni, AGI ed Elon Musk


La frenesia dell’odierno mondo della tecnologia a volte sembra lasciare poco spazio alle fragilità umane. È un Sam Altman affranto quello che decide di aprirsi ai microfoni di Lex Fridman, dal racconto della giravolta ai vertici di OpenAI fino alla delusione Elon Musk, passando per la responsabilità derivante dall’AGI.

La puntata 419 del Lex Fridman Podcast, pubblicata il 18 marzo 2024 su YouTube, si apre con il CEO di OpenAI che descrive l’inaspettato licenziamento avvenuto nel novembre 2023 (a cui sarebbe poi seguito un rocambolesco ritorno ai vertici dell’azienda pochi giorni dopo).

In quell’occasione Altman veniva accusato, in seguito a un processo di revisione deliberativa interno a OpenAI, di non essere stato coerentemente sincero nelle comunicazioni con il consiglio. Un comunicato dell’azienda sottolineava la mancanza di fiducia nelle capacità di Altman di guidare OpenAI, con conseguente ricerca di un successore permanente.

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Un colpo al cuore, per una persona che ha cofondato l’azienda nel lontano 2015 e che ne rappresenta la principale figura chiave. Già a fine novembre 2023, però, un accordo di principio tra OpenAI e Altman ha riportato quest’ultimo ai vertici della compagnia. La parola chiave? Incomprensioni.

È stata sicuramente l’esperienza professionale più dolorosa della mia vita“, esordisce Altman. “Un’esperienza caotica, vergognosa e sconvolgente”, sottolinea. “Penso, però, che ne siano uscite delle cose positive, anche se in quel momento ero in un rush di adrenalina che non mi consentiva di fermarmi e capirlo“.

Non avevo proprio idea di cosa stesse accadendo e questo faceva veramente male. […] Ragionandoci, è bene che questo sia accaduto relativamente presto, nel senso che tutto è avvenuto prima di arrivare all’AGI. […] Penso che, alla fine, ci abbia aiutato a sviluppare una certa resilienza ed essere pronti per ulteriori sfide in futuro. […] Le cose adesso sono così intense e impegnative che non penso più di tanto all’accaduto“.

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Chiarito che, nonostante le cicatrici rimangano e ci sia stato un periodo di diverse settimane, seguente il rientro, davvero duro a livello psicologico, si tratta ormai di una “questione del passato”, la chiacchierata con Lex Fridman, dalla durata totale di quasi due ore, si sposta su altri argomenti. Immancabile la discussione sull’AGI (Artificial General Intelligence), ovvero l’attuale obiettivo del settore, legato alla realizzazione di un’intelligenza artificiale in grado di apprendere e capire un qualsivoglia compito intellettuale che può essere imparato da un umano.

Non abbiamo ancora raggiunto quel punto“, spiega Altman. “Il nostro obiettivo è quello di portare questa potente tecnologia nelle mani delle persone gratuitamente come bene pubblico. Non abbiamo pubblicità nella versione gratuita di ChatGPT“, afferma il CEO indicando il servizio più noto offerto da OpenAI. “Questo tipo di filosofia “open” è importante per la nostra missione. […] A livello di open source, invece, penso che qualcosa vada gestito in quel modo e qualcos’altro no“.

Arrivando alla causa intentata da Elon Musk contro OpenAI, che l’imprenditore ha annunciato con un nome che storpia quello dell’azienda, ovvero “ClosedAI”, Altman spiega che all’epoca della fondazione mancavano molti dei tasselli chiave dell’attuale settore IA e che non si poteva dunque sapere come tutto si sarebbe evoluto. “A un certo punto ci siamo detti che la precedente struttura aziendale non andava bene per i nostri obiettivi, chiedendoci come sistemarla“.

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Altman difende, insomma, le scelte prese nel corso degli anni, specificando di non avere idea di quali siano le “reali motivazioni” che hanno spinto Musk a intentare la causa. Ricordiamo, per chi se lo fosse perso, che oggi OpenAI è legata sia a una società no-profit che a una sussidiaria for-profit. La nota partnership tra OpenAI e Microsoft è stata più volte criticata da Musk, che ritiene che l’azienda, che anche lui ha cofondato nel 2015, abbia spostato il focus sul profitto.

Elon ha scelto di andarsene“, puntualizza Altman in seguito alla riflessione del conduttore sul fatto che ci siano di mezzo questioni personali. “Pensava che OpenAI avrebbe fallito. Voleva il controllo totale per ribaltare la situazione. Noi invece volevamo proseguire nella direzione che ha portato all’odierna OpenAI“. Altman arriva dunque a spiegare che Musk avrebbe voluto coinvolgere Tesla nella realizzazione di un’AGI e che avrebbe tentato diverse volte di trasformare OpenAI in un’azienda for-profit di cui avere controllo (o eventualmente da fondere con Tesla). “Non volevamo farlo e ha deciso di andarsene“.

La delusione in casa OpenAI per quanto fatto da Elon Musk non sembra essere poca. Questo anche considerando quanto emerso da alcuni memo interni a OpenAI, in cui si evince che ad Altman manchi il “vecchio Elon”, quello che sfidava i rivali sviluppando tecnologie migliori e non con queste modalità. Il resto è stato chiarito dalla risposta ufficiale di OpenAI alla causa di Musk. In quest’ultima, le accuse dell’imprenditore vengono descritte come basate su “premesse fattuali contorte e spesso incoerenti“. In altre parole, “una finzione che Musk ha evocato per rivendicare diritti immeritati sui frutti di un’impresa che inizialmente ha sostenuto, poi abbandonato, poi ha visto avere successo senza di lui“.

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Durante la chiacchierata con Fridman, non sono mancate le stoccate verso Musk: “Non penso che le motivazioni della causa siano legate alla questione open source“, afferma Altman, facendo riferimento all’apertura dell’IA Grok di xAI solamente in seguito alle critiche di mancanza di coerenza da parte degli utenti. “Rispetto Elon, dato che è uno dei più grandi builder dei nostri tempi. Tuttavia, so anche che conosce bene la sensazione di avere degli hater: questo rende ancora più triste sapere che si sta comportando così.

Quelli approfonditi sono solamente alcuni dei punti chiave trattati durante la puntata 419 del Lex Fridman Podcast, che potete recuperare in integrale tramite il player presente in apertura.



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